domenica 14 dicembre 2014

TURIN MARATHON 2014

E' trascorso ormai un mese da questa maratona, la mia undicesima, e ancora non avevo avuto voglia di scrivere nulla....d'altra parte, cosa può spingere a scrivere di un risultato di gran lunga inferiore alle attese, che non permette di vedere i frutti di un lavoro che era stato meticoloso e non aveva trascurato nessun aspetto: potenziamento, alimentazione, allenamenti di tutti i tipi.
Già, gli allenamenti...
L'unico grande dubbio avvicinandomi alla gara era relativo al fatto di non aver mai provato gusto durante i lunghi.
La preparazione è stata divertente e varia, ma l'unica tipologia di allenamento che proprio non mi era andata giù erano stati i lunghi.
Tutti.
Quelli portati a casa facilmente e quelli in cui ero arrivato mezzo morto (che erano stati di più, soprattutto durante quello chiave, da 36km, avevo sofferto tantissimo negli ultimi chilometri).
Sono consapevole che nelle mie gambe c'è un passo intorno ai 4'50"/km, che mi dovrebbe consentire di chiudere una maratona al di sotto delle 3 ore e 25 minuti, ma per qualche strano motivo c'è sempre qualcosa che me lo impedisce.
Una volta il caldo, un'altra il freddo, o l'influenza, o il sonno mancato....la realtà è che non ce ne può essere sempre una, e che non si può lavorare e divertirsi per tre mesi per poi soffrire quando dovresti essere pronto.
Forse non sono un maratoneta, forse è vero che non potrò mai arrivare a ottimizzare tutti i miei famosi "differenziali", perchè la resistenza alla distanza non è nelle mie corde.
Per la prima volta finisco una maratona e non voglio pensare alla prossima, anzi, la decisione è che per almeno un anno non se ne parla, in primavera solo gare dai 21km in giù.
A Torino sono partito facile si 4'55, sapevo che avrei sofferto, ma ci ho sperato per quasi tre ore.
Superato il km 25, momento della crisi a Milano, ci ho sperato ancora di più, non avevo osato nulla e stavo bene.
Poi al 28esimo il primo crampetto all'adduttore.....ma io nemmeno sapevo di averli gli adduttori, mai dato fastidio prima!
Da lì la corsa è diventata poco economica, cercavo di variare il ritmo per provare a sciogliere il muscolo, ma l'esperienza mi diceva che era solo un rimedio temporaneo e che prima o poi sarebbe arrivato il conto, salato come non mai.
Dopo il trentesimo inizia la stanchezza, rallento un po' ma tengo un passo ancora decente, al 35esimo i crampi diventano importanti, e da lì non si va più da nessuna parte.
Quando vengo raggiunto dai palloncini delle 3 ore e mezza manca ancora tantissimo, neanche mi sfiora l'idea di provare a stare con loro, non ce la farei mai.
Comincio a camminare per qualche tratto, finchè dopo il quarantesimo capisco che, andato ogni obiettivo a farsi benedire, non ha senso rischiare di star male sul serio, e cammino per lunghi tratti negli ultimi due chilometri, tenendomi le poche energie residue per arrivare correndo sotto il traguardo.
Dopo la gara ho avuto bisogno di parecchi giorni per ritrovare voglia e stimoli, molto hanno aiutato un paio di trasferte, per lavoro e per vacanza, in città bellissime (Roma e Barcellona), dove finalmente ho potuto riassaporare il piacere vero.
Si riparte, con nuovo entusiasmo, anche se il conto non è saldato e il tarlo rimane

domenica 6 luglio 2014

Castano di Notte e i Giochi Mondiali della Medicina e della Sanità


E’ passato qualche tempo dall’ultimo post.
Dopo la maratona di Milano il recupero è stato lento e faticoso, in quella calda mattina di aprile ho lasciato tante energie, e neppure uno stop quasi completo di quasi due settimane è servito a farmi recuperare per ricominciare fresco con i nuovi obiettivi.
Ho provato, come sempre d’estate, ad inserire un po’ di qualità, qualche lavoro sulla velocità di base, per la prima volta ho provato ad allenarmi in pista, ma spesso e volentieri la qualità è stata difficile da ottenere, in virtù di una specie di stanchezza cronica che tardava ad andarsene.
Piano piano poi la forma è sembrata lentamente ritornare, e sono arrivato a metà giugno, alla 5k di Castano Primo, tutto sommato con buone sensazioni.
Qui lo scorso anno avevo ottenuto un personale sui 5000, aiutato anche dal fatto che il mio GPS a fine gara aveva misurato un percorso di 4.95km, aiutandomi ad ottenere quel 19’19” che mi aveva non poco stupito, a 3’54” di media chilometrica.
Quest’anno ho pensato di provarci, sapevo di aver migliorato la velocità di base per la tanta qualità inserita anche durante la preparazione della maratona, e così sono partito qualche secondo più veloce di quella media.
La sorpresa però è arrivata quando mi sono accorto che il percorso era stato leggermente modificato, per ottenere (e forse superare!) i 5km totali.
L’arrivo in piazza è stato liberatorio, il cronometro alla fine segnava qualche secondo in meno del tempo della scorsa edizione, ma con cento metri percorsi in più.
Il passaggio ai 5000m in 19’07”.
Con questa gara raggiungo il traguardo del miglioramento del personale su tutte le distanze in questi primi sei mesi dell’anno, sempre con il rammarico di essere vicino ad un muro ma di non averlo ancora abbattuto: c’è un minutino sui 10'000 per stare sotto i 40’, un paio sulla mezza maratona per il grande muro dei 90’ e ancora 4 minuti in maratona per evitare di superare le 3h30’.
Insomma, soddisfatto sì, ma ancora con tanti stimoli.
A fine giugno poi c’è stata la divertente esperienza dei Giochi Mondiali della Medicina e della Sanità, una sorta di campionato del mondo per tutti i professionisti delle discipline sanitarie.
Mi sono iscritto per provare un’esperienza nuova, ho corso i 5000m in pista e la mezza maratona.
La gara dei 5000 in teoria doveva essere semplicemente una tappa di avvicinamento alla mezza, gara che avevo maggiormente preparato...invece è arrivato inaspettato il primo podio della mia vita (probabilmente anche l’ultimo!), con un terzo posto nonostante una gara non troppo aggressiva, correndo 15” al km più lento che a Castano, badando solo a controllare chi avevo alle spalle.
La mezza maratona invece ha riservato insidie che non potevo preventivare, corsa tutta su un lungofiume, percorso decisamente ondulato, con tanto sterrato, in una giornata relativamente calda.
Partito sul passo del personale di febbraio e sperando di poterlo tenere fino in fondo, ho avuto invece un deciso calo nell’ultimo terzo di gara, ottenendo comunque, in virtù di avversari non particolarmente di valore, un buon quinto posto di categoria e decimo assoluto, ma soprattutto godendomi l’esperienza di questi Giochi, magari da ripetere in futuro.
Già, il futuro.
Giusto il tempo di constatare che chiudo la prima metà dell’anno con 1430km passati sotto le scarpe, e subito si pensa al domani.
Qualche giorno fa, davanti ad una birra, con Mauro abbiamo definito a grandi linee il programma della seconda parte dell’anno, in cui ho tutte le intenzioni di porre come obiettivo principale la maratona di novembre, anche se ancora da definire come sede (in pole position Torino, ma anche Firenze ha qualche possibilità).
Certamente ci saranno tappe intermedie, ma di sicuro dopo la delusione di Milano ho tutte le intenzioni di far di tutto per arrivare ad ottenere un risultato che sento alla mia portata.
Ci sarà da lavorare, ma non è mai stato un problema, anzi, essere ancora una volta alla partenza di un lungo viaggio è come sempre una bellissima sensazione.

Ho l’impressione che ne vedremo delle belle! 

martedì 8 aprile 2014

Milano City Marathon 2014

Finalmente ecco il giorno atteso da tantissimo tempo, la data che avevo in testa fin dalla scorsa fine di agosto, quando a tutti i costi avevo bisogno di un obiettivo da perseguire.
Da allora sono passati sette mesi, che mi sono serviti non solo per ricominciare a camminare e poi a correre, ma, grazie all'aiuto di Mauro, a correre veloce come mai ho fatto.
Il cammino di avvicinamento a questa MCM è stato a dir poco entusiasmante, a febbraio primato sui 10'000 e poi sulla mezza maratona, i lunghissimi corsi 20 secondi al chilometro più veloce di un anno fa, ripetute sui mille a 4 al chilometro e anche meno...insomma, tutto giusto.
Le ultime settimane erano state caratterizzate da qualche accenno di stanchezza generale, che un po' mi aveva preoccupato, ma sapevo di poter ambire a un tempo che non mi sarei nemmeno sognato solo pochi mesi fa.
A impreziosire la gara, la visita, da tempo programmata, dell'amico Marco, con cui nei programmi avrei dovuto correre almeno il tratto iniziale.
La strategia decisa con il coach il sabato pomeriggio è infatti la più ragionevole: se le tabelle dicono che potrei correre a 4'40, iniziamo sui 4'45 e dopo la mezza maratona si decide come proseguire.
Le previsioni meteo danno una bella giornata, forse troppo, accidenti, speriamo non faccia troppo caldo, io nelle gare lunghe in cui ha fatto troppo caldo son sempre saltato!
Alla partenza però, capisco che la speranza sarà vana: al sole già si sta fin troppo bene anche senza correre, sono lontane le condizioni degli ultimi due anni, in cui si battevano i denti.
Finalmente lo sparo, nel primo chilometro cerco di superare come posso, ma senza dannarmi l'anima, ci sarà tempo poi di recuperare...invece lo chiudo in 4'52, ottimo, ho perso pochissimo.
La prima parte di gara prosegue regolare, ho la sorpresa di trovare Mauro intorno al quinto chilometro, la sua presenza mi dà coraggio, lentamente sorpassiamo i pacer delle 3h30', che forse vanno troppo veloce, ma non è affar nostro.
Con Marco si scambia qualche parola, ma tutto sommato stiamo abbastanza concentrati sul passo.
E' invece piacevole guardarsi attorno, la giornata primaverile attira un minimo di pubblico, che diventa folla appena passato San Siro, il primo cambio staffetta è un susseguirsi di volti che ci guardano incuriositi, la maggior parte di loro forse sogna di poter essere un giorno al nostro posto, e correre una maratona intera....per me almeno era stato così qualche anno fa.
Tante facce, tanti incitamenti, tanti sorrisi, poi di nuovo un saluto a Mauro, appena prima che cali di nuovo il silenzio, rotto soltanto dai passi ancora brillanti dei tanti compagni di avventura.
Appena prima della Fiera, sento un bambino dire al papà: "Guarda, c'è un Uomo Ragno!".
Subito mi volto per un sorriso e un saluto, sarà il primo di almeno una decina di bambini che saluteranno la mia maglietta, promossa con tutti gli onori a divisa ufficiale da gara. Tutti riceveranno il mio miglior sorriso di ringraziamento per il loro supporto.
Il passaggio alla mezza maratona è preciso, 1 ora e 41, Marco un po' di tempo prima mi aveva chiesto se volevo accelerare, ma il cardio diceva che andava bene così, e ho troppa paura del caldo per osare. Lui comunque mi aveva lasciato andare al diciottesimo, da lì credevo che sarei stato solo fino alla fine. Mi sbagliavo di grosso, ma non lo sapevo ancora.
Poco dopo la mezza, compare una sensazione dapprima indistinta, poi sempre più chiara: sono stanco.
Mancano 20 chilometri e comincio ad essere stanco, è impossibile, eppure non ho trascurato niente, ho bevuto a tutti i ristori, mi sono spugnato per bene...non è possibile, sicuramente mi sbaglio, passerà.
Tra il venticinquesimo e il ventottesimo il lungo vialone da percorrere avanti e indietro, poco dopo il giro di boa incrocio Marco, che è poco dietro di me, mi saluta, io voglio fargli sapere che non è tutto a posto, voglio comunicargli queste brutte sensazioni, inconsciamente forse è un modo per vedere se, messe allo scoperto, si riveleranno infondate.
Gli grido che è dura, non ho risposta, ma dopo qualche centinaio di metri me lo trovo accanto, giura che è lui che ha accelerato, non io che rallento, ma so benissimo di aver tirato il freno.
Se una cosa mi hanno insegnato le nove esperienze passate sui 42km, è che la crisi va gestita prima che si manifesti, alle prime avvisaglie bisogna rallentare, magari poi si supera e si riparte, ma adesso so che è giusto mettersi tranquilli.
Marco prova a rilanciare il ritmo, lo seguo per un attimo ma poi capisce anche lui che non è il momento, non ancora per lo meno.
Provo a dirgli di proseguire, lui ne ha di certo più di me in questo momento, ma non ci sente, resta lì mezzo passo avanti.
Progressivamente le gambe si induriscono, non ho veri e propri crampi ma i muscoli cominciano a far male, proseguo finchè riesco, mi dico, ma già so che finirà male, non c'è storia.
Corriamo una buona serie di chilometri poco sopra i 5', se fosse così fino in fondo non sarebbe neanche male, Marco prova a farmi proiezioni di tempi che mi sembrano fantascientifici al momento.
Smetto di correre, mi sembra di aver finito anche la testa, e questa sarebbe una cosa irreparabile, lo sa anche Marco, che per la prima volta non ha una risposta pronta, questa forse non se la aspettava.
Dura poco però, io questa medaglia voglio andarla a prendere, non mi interessa più nulla di quanto tempo ci metterò, voglio arrivare in fondo e voglio comunque farlo nel minor tempo possibile.
Tra il dire e il fare però ci si mettono di mezzo anche i crampi, stavolta veri, che per un paio di volte provano a farsi sentire, costringendomi ad altre pause di cammino per sciogliere i muscoli.
In alcuni momenti ho l'impressione di un capogiro, forse sarebbe saggio fermarsi.
Cerco l'acqua appena posso, però è un sollievo troppo momentaneo per essere determinante.
Ma manca poco, e io questa medaglia la voglio, non è questione di una maratona in più, è "questa" maratona che mi interessa portare a casa, dopo un anno in cui sono successe tante cose che me l'hanno fatta aspettare e desiderare come non mai.
Di corso Sempione, solitamente infinito, ho pochissimi ricordi, giusto qualche immagine confusa di gente messa peggio di me che è ferma appoggiata alle transenne.
Io invece corro, pianissimo ma corro, in certi momenti provo a star dietro alla strana proposta di ripetute di Marco ("acceleriamo poi ci riposiamo")...finchè riesco, poi rallento di nuovo, cammino qualche passo ma non mi fermo mai, riparto appena riesco, siamo all'Arena e cominciano i fotografi, Marco è dispiaciuto, anzi incazzato perchè siamo sopra le 3 ore e mezza, anche se di poco, ma non c'è rimedio. Capisco che la sua rabbia è per me, lui il suo risultato l'aveva portato a casa un mese fa a Treviso, è per me che gli rode. Anche se non sono molto lucido scherzo, rassicurandolo che non sarà solo un minuto, come lui teme, a privarci di questo traguardo, sarà ben di più.
Inizia il curvone transennato, ho ripreso a parlare, gli dico che dopo la curva è finita, ma un altro crampo mi ferma ai 300 metri.
Devo camminare ancora un momento, gli dico, poi via fino alla fine.
Una ragazza dal pubblico grida: "l'Uomo Ragno non può camminare!".
Ha ragione, manca così poco che potrei perfino farcela fino in fondo.
E così è, passiamo sotto il traguardo insieme, a braccia alzate, e quando le riabbasso è per abbracciarlo e ringraziarlo, probabilmente senza di lui in questo momento mi starei facendo una tranquilla passeggiata in corso Sempione.
Doveva essere speciale questa maratona, e lo è stata sicuramente...forse non ho corso veloce come avrei voluto, ma per quello ci sarà tempo, oggi conta avere la medaglia al collo e poter fare la foto che ho messo in alto.
Questa gara è così, affascinante e tremenda, la prepari nei minimi particolari, curi ogni dettaglio, e poi ci si mette una giornata con 25° a cambiarti le carte in tavola.
Sarà...intanto già sto pensando alla prossima.

giovedì 20 febbraio 2014

Mezza del Castello 2014

Tre mesi di lavoro, duro ma appassionante, i cui risultati si erano cominciati a vedere a Magenta un paio di settimane fa.
Ma adesso si fa sul serio, oggi c'è la gara da cui questa sfida è nata, anche se paradossalmente non l'ho mai corsa, Vittuone non so neanche bene dove sia, prima di cercarla sul navigatore.
Tre mesi fa, dopo la mezza di Busto, in cui già mi era sembrato di fare un miracolo, avevo raccolto con entusiasmo l'offerta di Mauro a darmi una mano per tirar fuori qualcosa di meglio dai miei sforzi un po' primitivi per cercare di limare qualcosa ai miei tempi.
La proposta: divertirsi, ma sempre con un occhio al cronometro, dato che l'indole competitiva non si può seppellire nemmeno sotto la cenere della ripresa dopo uno stop forzato.
E l'avventura che porta a Milano oggi passa da Vittuone, gara a cui sono finalizzati i tanti lavori veloci che abbiamo svolto in questi mesi, novità assoluta per me, e al tempo stesso piacevole scoperta di un modo nuovo di allenarmi e di limiti che sembrano spostarsi sempre un po' più in là.
La settimana precedente la gara è stata di scarico, anche se provenivo da un lunghissimo di 32km corso il sabato precedente, appena 8 giorni prima, ma in questo periodo mi sento davvero in forma, e tutto sembra possibile.
La giornata promette pioggia, ma leggera, e la temperatura non è particolarmente rigida, ci sono in pratica condizioni ottimali per una buona gara.
Appena arrivato incontro qualche amico, con cui si condivide il riscaldamento e i momenti che precedono la partenza. Pier mi invita a partire con lui a 4'20, ma la mia tattica per oggi è ben definita: provare a stare sui 4'25 per i primi due terzi di gara, e a quel punto farmi un bell'esame di coscienza per decidere cosa fare degli ultimi 7 chilometri.
Non intendo rovinare tutto partendo ad un passo che non sono sicuro di riuscire a sostenere.
I primi 2 chilometri volano via invece proprio a 4'20, complice l'ansia di uscire dal traffico, in un percorso che si snoda da subito su strade di campagna, strettine per far passare comodamente mille podisti affiancati.
Dal terzo chilometro però gli spazi si aprono, si può tirare il fiato, e mi metto al ritmo prefissato.
I chilometri passano velocemente, al decimo c'è il passaggio dal castello che dà il nome alla gara, in una piazza che risveglia la mente, sempre a rischio di assopirsi nel paesaggio riposante ma sempre uguale che abbiamo intorno a noi. Questa monotonia e tranquillità dei campi a riposo, spesso e volentieri impigriscono anche le gambe, registro qualche passaggio a 4'27 e 4'28 che mi fanno storcere il naso, sento che le gambe girano e non mi va di perdere tempo prezioso.
Arriva il chilometro 14, sono tutto sommato ancora in condizioni decenti, il passo è agevole anche se non proprio da scampagnata, di certo non posso aumentare in modo così deciso, ma una piccola accelerata mi sento di darla.
I cambi di passo però non sono mai stati il mio forte, e nel chilometro successivo esagero, 4'16.
Piano, piano...
Finalmente trovo il ritmo giusto, qualche chilometro a 4'20 e siamo già alla fine.
Ne mancano tre, si superano concorrenti scoppiati e si viene passati da quelli che invece sono stati troppo conservativi.
Mi si affianca uno sconosciuto con un buon passo, stiamo insieme per un chilometro buono e ci tiriamo a vicenda, tacito accordo che avvantaggia entrambi, ma poi succede che in lontananza vedo i manicotti fluo di Pier, che evidentemente ha rallentato nel finale, e la voglia di andarlo a prendere si unisce al calcolo di poter stare sotto l'ora e 32, con un buon finale.
Aumento per quanto posso, arriva il cartello dell'ultimo chilometro, proprio mentre al mio cronometro scatta l'ora e 28.
Ok, ci vuole un'impresa, un ultimo chilometro in meno di 4'.
Qualcosa ancora c'è per accelerare, arrivo al cavalcavia finale con ancora qualche metro di svantaggio, ma proprio in cima ecco che siamo a contatto, è il momento di uscire allo scoperto, gli chiamo la volata e ci buttiamo a capofitto giù dalla discesa che porta al traguardo.
E' l'arrivo più divertente che io ricordi, spalla a spalla con un amico e a 2'45 al chilometro!
Tagliamo il traguardo con lo stesso identico tempo ufficiale, qualche secondo sotto l'ora e 32 il real time, media globale di 4'20, roba da fantascienza per me, solo fino a pochi mesi fa.
Una pulce adesso inizia a dire che mancano solo un paio di minuti a un traguardo che non sembra più così impensabile, ma ci sarà tempo, adesso la testa va rivolta solo a Milano, all'appuntamento a cui tengo di più, non c'è tempo per rifiatare, anzi!

giovedì 6 febbraio 2014

StraMagenta

Aspettavo con ansia questo appuntamento con la prima edizione della 10km di Magenta, non tanto per tornare a gareggiare (come sempre preferisco limitare gli appuntamenti ma prepararli a dovere o al limite utilizzarli per un allenamento di qualità in buona compagnia), quanto piuttosto per testare la condizione al termine di un paio di mesi di allenamenti di tutt'altro tipo rispetto a quello che avevo fatto finora.
In questi due mesi ho (abbiamo, perchè il grazie a Mauro va messo sempre prima di tutto) lavorato tantissimo sulla qualità e sul potenziamento, con allenamenti duri ma molto stimolanti, uno fra tutti il lungo in salita che mi ha portato dal centro di Varese fino alla cima dell'Osservatorio del Campo dei Fiori, più di 800m più in alto, scalati mediante un percorso di una dozzina di chilometri.
Ho corso tanto e bene, curando sempre di mantenere tonici anche quei muscoli che non partecipano da protagonisti al gesto della corsa, ma che sono utilissimi per il sostegno, la postura e di conseguenza la diminuzione del rischio di infortunio.
Ho quindi sempre unito alle (almeno) quattro uscite settimanali di corsa, un paio di sedute in palestra per braccia, spalle e muscoli del core.
Il risultato di tutto sono stati quasi 6kg recuperati da dopo l'intervento di agosto, che mi hanno riportato ad un peso e ad una condizione fisica per lo meno sufficienti.
Arrivavo a Magenta quindi al termine di un periodo intenso, di certo senza scarico, visto che da gennaio ho cominciato ad aumentare le distanze in vista della maratona di inizio aprile.
Nel mese di gennaio ho corso per 272km complessivi, comprendenti una buona quota di qualità.
Non mi aspettavo un tempo stratosferico, ma più che altro un riferimento per gli allenamenti e le gare che saranno il vero obiettivo dei mesi futuri.
Nei giorni precedenti, si era parlato di un 42', tempo ampiamente al di sotto del mio precedente personale, ben sopra i 43', ma sinceramente avevo molti dubbi di riuscire a correre per tutto quel tempo a 4'10/km.
L'evidenza di queste ultime settimane però era stata quella di riuscire quasi inspiegabilmente a sostenere ritmi che mi sembravano sulla carta impensabili, quindi non avevo nessun dubbio sul fatto che almeno avrei dovuto provarci.
La gara, nonostante sia una prima edizione, è decisamente frequentata, oltre 700 iscritti alla competitiva, pare, e più o meno altrettanti alla non competitiva.
Giocoforza che allo sparo ci sia un minimo di ingorgo, accentuato subito da una curva secca a destra.
In queste prime centinaia di metri l'attenzione è tutta focalizzata a non urtare e a non farmi urtare, immagino che il passo sia lento ma non è il momento di badarci, ci penserò più tardi.
Quando la marea di gente si dirada, butto un occhio al polso, e vedo che nonostante tutto non siamo così lontani dal passo previsto, meglio, non avrò bisogno di recuperare granchè.
Corro il primo chilometro nonostante tutto in 4'06, ma il risucchio della partenza è cosa nota, adesso sarà il caso di mettermi tranquillo per non scoppiare.
Quando il GPS mi dice che il secondo chilometro è passato in 4' esatti, più che la soddisfazione di reggere bene un ritmo elevato, mi ritrovo con una leggera inquietudine.
Non mi fido delle dieci chilometri, è una distanza con cui ho poca confidenza, e che più di una volta mi ha ingannato, mandandomi in crisi nella seconda metà.
Mi impongo di rallentare, e il terzo chilometro fa segnare un 4'10 preciso, molto molto meglio.
Cerco di stare su questo passo anche per i chilometri successivi, ma risulta difficile, le gambe vanno che è un piacere, passo al quinto chilometro sotto il traguardo, concludendo il primo dei due giri con un passo medio di 4'07, Mauro prende il tempo e mi incita, io gli faccio un cenno per dire che va tutto bene, sono passato qualche secondo sotto i 21' e non sono per nulla in sofferenza.
Cerco di tenere questo ritmo costante ancora per un po', continuo a non fidarmi, arrivo fino alla fine del km 8, poi faccio un rapido bilancio e capisco di poter osare qualcosa.
Aumento leggermente, due chilometri su dieci sono ancora molti, chiudo il nono chilometro in 4'05, a questo punto è ora di tirar fuori tutte le energie restanti, chiudo il decimo km da GPS in 3'55, sto superando tanti scoppiati, ma il gonfiabile è ancora lontano, evidentemente le tante curve (unico limite di un percorso piatto e mai monotono) mi hanno fatto fare un po' di strada in più.
Ancora 200m, sprinto, sono sotto i 3'30 e ben al di sotto dell'obiettivo previsto e dubitato della vigilia.
Arrivo in 41'35", un paio di minuti più veloce del mio tempo migliore registrato nella primavera scorsa (ma mi sembra un altro mondo!).
Sono incredulo, più che altro perchè mi chiedo se forse forse si poteva anche osare di più, ma direi che va più che bene così.
La media finale, da prendere come nuova VR, è di 4'05, 167bpm medi.
Da qui si riparte a lavorare, a questo punto aspetto con molta curiosità la mezza di Vittuone di metà febbraio.