venerdì 3 maggio 2013

Maratona del riso, Vercelli

Seconda maratona primaverile, ci arrivo dopo un paio di settimane di allenamenti piuttosto svogliati, negli ultimi giorni anche scarso appetito e cattive sensazioni, insomma, tutti i segni di una bassa condizione di forma, ma dopo il bel risultato di Milano, non ho niente da perdere, e alla partenza ci si va senza troppe ansie nè aspettative.
La partenza è strana, nessun gonfiabile, nessun tappeto con rilevazione cronometrica, il real time non esisterà, bisogna fare gara sullo sparo, non è un grosso problema perchè siamo in pochi, si parte subito e subito si può correre al ritmo desiderato.
Non avendo niente da perdere, provo a tenere un ritmo che mi permetterebbe, in prospettiva, di abbassare di qualche minuto il tempo di Milano, magari scendendo sotto le 3h30', risultato che pensavo impossibile per me, ma che adesso vedo fattibile, non so se già da oggi, ma comunque a breve tempo.
Corro tranquillo per i primi chilometri, mantenendomi davanti ai palloncini delle 3h30'.
C'è un po' di vento, ma non basta a rinfrescare del tutto, il sole unito al clima leggermente afoso del 1 maggio in mezzo alle risaie mi preoccupa, su tutto il percorso non c'è il minimo riparo, se inizierà a far caldo dovrò abbandonare qualsiasi velleità, inizio a sperare che le nuvole si organizzino e magari mi regalino qualche goccia di pioggia rinfrescante.
La preoccupazione maggiore però viene dal cardiofrequenzimetro, che già dal km15 mostra valori tendenti troppo verso l'alto.
Tengo il ritmo costante di 4'57 al km, ma non proprio così facilmente come era stato nell'ultimo lungo di 20km, corso però con pioggia e fresco.
Nella testa comincia a farsi strada il presentimento che oggi finirà male.
Passo alla mezza maratona in 1h45', la media è mantenuta fin qui, ma le sensazioni non sono buone per niente.
Al km25 manca il ristoro, aspettavo l'acqua ma all'orizzonte non si vede nulla, un paio di chilometri più tardi incontriamo un banchetto, ma inspiegabilmente l'acqua non ce l'hanno, solo fette di arancia e biscotti....come si farà a mangiare un frollino durante una maratona mi risulta sempre inspiegabile.
Al km27 il fattaccio, le sensazioni negative di tutta la giornata si riuniscono tutte nel polpaccio destro, dove sento un dolore acutissimo, che mi fa bloccare all'istante.
Penso a un crampo, ma non è quello, tirare il muscolo serve a poco, il dolore non passa.
Provo a scioglierlo con le dita, fa male, fa proprio male.
Riprovo a correre, piano piano, un pochino ci riesco, ma c'è un fondo di dolore che non se ne va.
Arrivo piano piano al ristoro del km30, qui devo arrendermi, mi fermo, vorrei quasi ritirarmi, sarebbe la prima volta ma non vedo il senso di continuare per magari peggiorare la situazione.
Mi spiegano che dovrei aspettare il passaggio dell'ultimo concorrente per trovare un veicolo che mi riporti alla partenza.
Quanto sarà distante? Un'ora? Di più forse.
Decido di fare una lunga passeggiata verso Vercelli, sotto il sole, guardando con tanta invidia i tanti che mi sorpassano riuscendo a correre senza problemi.
Provo ogni tanto ad alternare qualche tratto di corsa leggera, ma dura poche centinaia di metri, poi sono costretto a camminare di nuovo.
E' un trascinarmi penoso fino agli ultimi chilometri, ormai so che arriverò in fondo, ma non so cosa potrò salvare di questa giornata.
Ho il tempo di guardarmi intorno, le risaie sono uno spettacolo, i podisti davanti a me sono l'unica forma di vita del paesaggio che vedo.
Finalmente si torna a Vercelli, il calvario sta per finire.
Con un certo fastidio guardo il garmin giusto nel momento in cui segna il tempo esatto che a Milano mi aveva visto sotto il traguardo...qui mi mancano ancora 4km, un'eternità...
Finalmente arriva il km41, la mia gamba fa ancora male ma si è riposata a sufficienza, sotto il traguardo non si cammina, e poi forse l'unica cosa salvabile della giornata è che si può comunque rimanere sotto le 4 ore.
Accenno qualche passo di corsa, fa male ma si può fare.
E poi al traguardo c'è un minimo di pubblico, decisamente caloroso nonostante il numero esiguo di persone.
Piacevole arrivare piano piano ma con tutti che ti incitano.
Dato il ritmo tartaruga, ho anche il tempo di godermi gli applausi, di ringraziare e di dare il cinque a qualche bambino.
Mi metto al collo una medaglia che forse ho comunque meritato per la solita testa dura che mi ha portato in fondo.
Mezz'ora più lento rispetto a Milano, quasi, ma so che l'appuntamento è solo rimandato....



5 commenti:

  1. In fondo a pensarci bene, cosa sarebbe un maratoneta senza testa dura....
    Complimenti per la tenacia. Le 3h30 sono solo rimandate ;)

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  2. Bravissimo Pablo, la vera impresa la compie chi vince con il cuore ed il carattere contro le avversità. Medaglia strameritata!

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