E' trascorso ormai un mese da questa maratona, la mia undicesima, e ancora non avevo avuto voglia di scrivere nulla....d'altra parte, cosa può spingere a scrivere di un risultato di gran lunga inferiore alle attese, che non permette di vedere i frutti di un lavoro che era stato meticoloso e non aveva trascurato nessun aspetto: potenziamento, alimentazione, allenamenti di tutti i tipi.
Già, gli allenamenti...
L'unico grande dubbio avvicinandomi alla gara era relativo al fatto di non aver mai provato gusto durante i lunghi.
La preparazione è stata divertente e varia, ma l'unica tipologia di allenamento che proprio non mi era andata giù erano stati i lunghi.
Tutti.
Quelli portati a casa facilmente e quelli in cui ero arrivato mezzo morto (che erano stati di più, soprattutto durante quello chiave, da 36km, avevo sofferto tantissimo negli ultimi chilometri).
Sono consapevole che nelle mie gambe c'è un passo intorno ai 4'50"/km, che mi dovrebbe consentire di chiudere una maratona al di sotto delle 3 ore e 25 minuti, ma per qualche strano motivo c'è sempre qualcosa che me lo impedisce.
Una volta il caldo, un'altra il freddo, o l'influenza, o il sonno mancato....la realtà è che non ce ne può essere sempre una, e che non si può lavorare e divertirsi per tre mesi per poi soffrire quando dovresti essere pronto.
Forse non sono un maratoneta, forse è vero che non potrò mai arrivare a ottimizzare tutti i miei famosi "differenziali", perchè la resistenza alla distanza non è nelle mie corde.
Per la prima volta finisco una maratona e non voglio pensare alla prossima, anzi, la decisione è che per almeno un anno non se ne parla, in primavera solo gare dai 21km in giù.
A Torino sono partito facile si 4'55, sapevo che avrei sofferto, ma ci ho sperato per quasi tre ore.
Superato il km 25, momento della crisi a Milano, ci ho sperato ancora di più, non avevo osato nulla e stavo bene.
Poi al 28esimo il primo crampetto all'adduttore.....ma io nemmeno sapevo di averli gli adduttori, mai dato fastidio prima!
Da lì la corsa è diventata poco economica, cercavo di variare il ritmo per provare a sciogliere il muscolo, ma l'esperienza mi diceva che era solo un rimedio temporaneo e che prima o poi sarebbe arrivato il conto, salato come non mai.
Dopo il trentesimo inizia la stanchezza, rallento un po' ma tengo un passo ancora decente, al 35esimo i crampi diventano importanti, e da lì non si va più da nessuna parte.
Quando vengo raggiunto dai palloncini delle 3 ore e mezza manca ancora tantissimo, neanche mi sfiora l'idea di provare a stare con loro, non ce la farei mai.
Comincio a camminare per qualche tratto, finchè dopo il quarantesimo capisco che, andato ogni obiettivo a farsi benedire, non ha senso rischiare di star male sul serio, e cammino per lunghi tratti negli ultimi due chilometri, tenendomi le poche energie residue per arrivare correndo sotto il traguardo.
Dopo la gara ho avuto bisogno di parecchi giorni per ritrovare voglia e stimoli, molto hanno aiutato un paio di trasferte, per lavoro e per vacanza, in città bellissime (Roma e Barcellona), dove finalmente ho potuto riassaporare il piacere vero.
Si riparte, con nuovo entusiasmo, anche se il conto non è saldato e il tarlo rimane
Paolo, tu non sei un Maratoneta, sei un grande Maratoneta!
RispondiEliminaPortare a casa una gara in cui le cose non girano bene è da atleti forti e generosi, farlo senza rischiare inutilmente è da atleti intelligenti... tutte qualità da grande Maratoneta!
Ora potrebbero esserti utili alcune uscite rigeneranti e poi tanta varietà di allenamenti.
Complimenti e buone corse!
non te la prendere la maratona è così. arrivara presto il momento in cui ti prenderai una giusta rivincita.
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