giovedì 25 ottobre 2012

Feelrace

Da qualche tempo con alcuni amici è in discussione la tattica di gara da applicare in maratona.
La mia recente esperienza veronese ripropone il dilemma: come distribuire le forze?
Alcune scuole di pensiero danno come vincente una tattica di gara in cui si mette il classico fieno in cascina (finchè ce n'è) nella prima parte, per poi subire il fisiologico rallentamento dovuto alla stanchezza nella seconda; i sostenitori di questa tattica sostengono che comunque il calo prima o poi arriva, per cui tanto vale aver già messo in tasca un buon guadagno nella prima parte.
Se vogliamo, questo è quello che è successo a me (involontariamente!) a Verona, dove ho fatto segnare comunque il personale, nonostante una parte finale di gara in cui proprio non ne avevo più.
Più ragionevoli mi sembrano coloro che sostengono un dosaggio uniforme delle forze: si parte e si arriva con lo stesso ritmo, cercando di impostarne uno che sia possibile tenere dall'inizio alla fine.
Questa sarebbe stata la mia idea (teorica) a Verona, poi naufragata al km 36.
Negli ultimi lunghi dopo la maratona sto sperimentando un metodo per me nuovo, il cosiddetto metodo "feelrace", che propone di partire lentamente per poi accelerare gradualmente durante la gara e finire in crescendo.
La cosa sembra avere un senso in termini di attivazione corretta del metabolismo lipidico, piuttosto che glucidico, nei primi chilometri, con il conseguente risparmio di glicogeno, utile verso la fine della gara.
Il controllo viene fatto mediante monitoraggio della frequenza cardiaca, per cui è indispensabile portare un cardiofrequenzimetro.
Era un po' che non lo usavo, ma nelle ultime uscite lo sto portando sempre, per testare fino in fondo l'efficacia del metodo proposto.
Devo ammettere che nel LL di 34km corso domenica mattina, le sensazioni sono state buone, nonostante fossi a sole due settimane da una maratona finita sulle ginocchia e non avessi avuto una settimana lavorativa particolarmente leggera e riposante.
Sono davvero ansioso di testarlo sulla distanza completa, credo che un tentativo valga la pena farlo!
Quando e dove rimane ancora segreto....
 


4 commenti:

  1. Svelaci il segreto Paolo ! :-) e soprattutto tienici informato sugli sviluppi. Io sono sostenitore di questo tuo attuale approccio (anche se rapportato su distanze minori). Ciao a presto !

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  2. qualche settimana di pazienza...intanto ci sono amici che sperimenteranno già in questo weekend a venezia!

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  3. Credo che tutto dipenda dalla valutazione del ritmo con cui correre la gara. Se dividiamo la maratona in due mezze, un atleta professionista corre la prima metà allo stesso ritmo della seconda metà o con uno scostamento irrisorio. Ma loro sono seguiti quotidianamente da uno staff e sanno perfettamente che ritmo sostenere. Noi amatori che non ci alleniamo ogni giorno e non siamo seguiti ogni giorno da uno staff invece difficilmente riusciremo in maratona a trovare un ritmo uniforme per tutta la gara. Detto questo credo che il metodo feelrace abbia un vantaggio psicologico sul metodo fieno in cascina ovvero che ritardando o annullando la fatidica crisi del maratoneta la possibilità di superare molti maratoneti in crisi possa aumentare le tue energie. Seguirò il tuo tentativo. Ciao Ale.

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    1. Ciao, Ale.
      Sicuramente chiunque abbia mai corso una maratona, si è reso conto di quanto, nel momento cruciale, la testa conti, forse ancora più delle gambe.
      Certamente la tua lettura dei vantaggi di questo metodo può essere una delle sue chiavi vincenti.
      Per il momento, ho avuto la conferma che l'amico che me lo ha fatto conoscere lo sta usando con profitto: ieri ha corso a Venezia con lo stesso tempo (ottimo) che aveva fatto segnare a Verona, a distanza di sole 3 settimane e in condizioni climatiche praticamente opposte.
      Come dicevo nel post, attendo con ansia il momento del mio tentativo...

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