giovedì 13 dicembre 2012

Nuovi obiettivi e ripresa degli allenamenti


Dopo una decina di giorni di stop totale ed un paio di settimane di poche uscite a sensazione seguite alla maratona del Ticino, ecco che mi trovo con le batterie ricaricate, pronto per pensare agli obiettivi per il 2013.
Meglio andare per gradi, per ora si pensa alla primavera.
Come obiettivo principale, per molte ragioni, mi pongo Milano, 42km il 7 aprile.
Sulla base di questa data ho iniziato ad impostare una preparazione che parte da lontano, in cui eviterò di inserire altri impegni che non siano coerenti con il lavoro che sto svolgendo.
Ci sta una mezza maratona da usare come test di verifica per capire se sto procedendo correttamente e se ho identificato correttamente i tempi da tenere in allenamento e soprattutto in gara, ma bisognerà vedere bene il calendario.
La preparazione comincia 20 settimane prima, dunque siamo a metà della quarta settimana, e già mi sono caricato non poco, arrivando a sfiorare i 60km settimanali già a questa distanza dalla gara.
Domenica ho corso una mezza a ritmo gara, con ottime sensazioni.
Nei lunghi e lunghissimi, tranne che in poche eccezioni, vorrei mantenere il concetto del progressivo, partendo piano e tentando di arrivare veloce, così come vorrei fare in gara.
Nel test di inizio allenamento di domenica sono partito dai 5'20"/km per arrivare in fondo sui 5'00", senza particolari problemi.
Da qui si parte.
La strada è lunga, ma la voglia c'è!


lunedì 12 novembre 2012

Maratona del Ticino 2012

Avevo deciso di aggiungere una maratona in fondo a questa stagione intensa esattamente 10 minuti dopo l'arrivo a Verona.
Sapevo che nelle gambe avevo un tempo migliore di quello ottenuto in quella mattinata torrida, e soprattutto non volevo lasciar passare troppo tempo da una gara conclusa sulle ginocchia, lasciando sedimentare la sensazione di averla finita male.
Questa gara veniva a proposito: non troppo affollata, percorso piacevole, non troppo lontana da casa.
Da subito avevo deciso di affrontarla con una tattica nuova, il famoso metodo feelrace di cui avevo parlato anche qui qualche tempo fa.
Dopo la gara di Verona avevo inserito solo un altro lunghissimo di 34km, affrontato proprio con il metodo di cui sopra, e negli ultimi giorni avevo cercato di scaricare il più possibile, sapendo che, dopo una stagione impegnativa come quella che mi sono imposto, per fare bene alla seconda maratona ravvicinata non era certo l'allenamento duro che era necessario, quanto piuttosto il cercare di recuperare il massimo delle forze.
Dopo una settimana di giornate fresche ma limpidissime, arrivo al weekend con previsioni quanto meno disastrose per tutto il nord Italia...e la Svizzera di certo non era messa meglio.
Sabato sera arrivo al piccolo hotel che avevo scelto nei pressi della partenza sotto una pioggia battente.
Provo a cercare una parola di conforto nella signora che mi fa il checkin, provando ad azzardare un timido "magari domani migliorerà", ma la risposta che ottengo non è esattamente quella sperata: "può essere, magari in serata".
La mattina, al risveglio, ascolto subito e il ticchettio che sento fuori dalla finestra è una sentenza inappellabile.
Piove. Anzi, diluvia.
Ripenso a Milano, ad aprile. Pioggia a secchi per tutta la gara, ma nessun problema fisico e 5 minuti in meno rispetto al tempo di Treviso di 6 settimane prima.
Si può fare anche così, dai!
Il centro sportivo di Tenero è un gioiello, penso a quanto sia difficile trovare in Italia un posto così.
Mi cambio in un ampio spogliatoio caldo, la voglia di uscire al freddo e sotto la pioggia incessante non è di certo tanta.
Per fortuna la partenza è posizionata a 10 metri dall'uscita, quindi posso attendere che manchino pochi minuti alla gara prima di decidermi a posizionarmi in griglia.
Nonostante i partecipanti alla mezza siano molti, gli organizzatori hanno previsto partenze scaglionate, quindi non c'è assolutamente ressa, e la partenza è molto semplice.
La mia tattica prevede di usare i primi 3km per innescare il metabolismo lipidico. Devo quindi stare particolarmente attento a non farmi trasportare dalla voglia di correre e dalle tante persone che ho attorno e che partiranno verosimilmente più forte di me.
Il primo km segna 5'20. Troppo veloce. Il cuore però è ancora nei limiti stabiliti, siamo intorno ai 140bpm, non deve salire più di così in questa fase.
Il secondo e terzo km sono i più lenti della gara, come previsto, addirittura sopra i 5'40.
Al terzo km perdo la fascia cardio, nel senso che inizia a sparare numeri assolutamente inattendibili, per cui decido di proseguire con la strategia della corsa in progressione, ma dovrò da qui in avanti farmi guidare più che altro dalle sensazioni e non più troppo dai numeri.
Dopo il terzo km mi porto sui 5'20, dovrò tenere questo ritmo confortevole fino al km 14.
Siamo in piena campagna, mucche ai bordi del percorso, naturalmente nemmeno uno spettatore, la concentrazione va a cercare di schivare le numerosissime pozzanghere che invadono la strada, a volte si può, ma a volte è inevitabile affondare in 10cm di acqua che invade tutta la larghezza dell'asfalto.
Intorno al km11 c'è una serie di salitelle, una in particolare più lunga delle altre, adesso non causa nessun problema, ma penso che al prossimo giro corrisponderà al punto critico del km30 e cerco di prendere qualche riferimento.
Si entra in città, Locarno e il suo lungolago sarebbero piacevoli e accoglienti, non fosse per tutta quell'acqua che non ci dà tregua e tiene lontani gli spettatori.
Anche in città ci sono pochissime persone ad assistere al nostro passaggio, ma quelle che ci sono si mostrano particolarmente calorose. Ringrazio e proseguo.
Al km14, puntuale, alzo ancora un pochino il ritmo, siamo all'ingresso di una specie di parco lungo il lago, ho davanti ancora molto tempo e molta strada, guardo i partecipanti alla mezza maratona che stanno già pensando all'arrivo, io ancora non posso farlo.
Il ritmo di questo segmento di gara, che dovrebbe portarmi fino al km28, dovrebbe essere di qualche secondo sotto i 5'20, diciamo che idealmente vorrei stare sui 5'16, ma poi sarà qualcosina di più.
Passo la mezza maratona e mi accorgo di un evento che non avevo considerato.
I partecipanti alla maratona sono relativamente pochi, e dopo la metà della gara il gruppo risulta molto sgranato, per cui mi ritrovo, nel tratto in campagna, a correre completamente da solo, niente pubblico e niente compagni di strada, sembra di essere in allenamento.
Continua a piovere, forse leggermente meno rispetto all'inizio, ma ormai è un dettaglio, non ho un solo centimetro che sia asciutto, però non ho freddo, la mia scelta di abbigliamento si sta rivelando azzeccata.
Anche la scelta tattica sembra esserlo, di tanto in tanto compare un puntino all'orizzonte, è un runner davanti a me. Piano piano lo vado a riprendere fino a sorpassarlo.
E' una scena che si ripeterà un buon numero di volte nella seconda metà di gara, in cui io invece non subirò nessun sorpasso.
Decido comunque di giudicare con obiettività la mia condizione una volta raggiunto il km28.
A Verona a quel punto avevo già cominciato a sentirmi un po' stanco. Se sarà così anche oggi, naturalmente non potrò accelerare per l'ultimo segmento.
Il km28 arriva anche prima del previsto, questa faccenda dello spezzare la gara in diversi segmenti è molto utile dal punto di vista psicologico: la maratona diventa non una ripetizione di 42 volte la stessa cosa, ma un insieme di piccoli tratti a sè stanti.
Non posso dire di non sentire di avere ancora energie.
Accelero e mi porto intorno ai 5'10.
E' un ritmo che conosco bene, chiaramente dopo quasi 30km ci metto un attimo a trovarmici a mio agio, complice la famosa salita che mi aspetta al varco.
Superata quella, cominciano tratti di discesa, uno in particolare lungo e ripido, cerco di correrlo con i muscoli rilassati ed evitando il più possibile i contraccolpi.
Siamo di nuovo a Locarno, le gambe stanno bene, proseguo fino al km35 e capisco che oggi la giornata sarà positiva.
Manca ancora molto, ma la testa sta tenendo bene, non ho nessun desiderio di fermarmi a riposare, è evidente che ne ho ancora, non devo combattere per continuare a correre, anzi, sono contento di come sto andando.
Al km38 un po' di stanchezza arriva, le gambe danno qualche segno di irrigidimento, voglio arrivare correndo e decido di rallentare leggermente. Vedrò poi che mi porto sui 5'32, ma basta questo per darmi la sensazione di poter arrivare in fondo tranquillamente.
Al traguardo sono decisamente soddisfatto, la gestione della gara è stata ottimale, la seconda mezza (1h52') decisamente più veloce della prima (1h54') per un totale di 3h46', 5 minuti più veloce di Verona passando alla mezza 5 minuti più lento.
Dunque ampio personal best in una gara dalle condizioni climatiche ancora una volta non ottimali, ma finita bene, unendo alla condizione e alla tattica un pizzico di esperienza nel momento più difficile, per non rovinarmi il gusto dell'arrivo in volata.
Al link qui sotto i dettagli:
 

giovedì 25 ottobre 2012

Feelrace

Da qualche tempo con alcuni amici è in discussione la tattica di gara da applicare in maratona.
La mia recente esperienza veronese ripropone il dilemma: come distribuire le forze?
Alcune scuole di pensiero danno come vincente una tattica di gara in cui si mette il classico fieno in cascina (finchè ce n'è) nella prima parte, per poi subire il fisiologico rallentamento dovuto alla stanchezza nella seconda; i sostenitori di questa tattica sostengono che comunque il calo prima o poi arriva, per cui tanto vale aver già messo in tasca un buon guadagno nella prima parte.
Se vogliamo, questo è quello che è successo a me (involontariamente!) a Verona, dove ho fatto segnare comunque il personale, nonostante una parte finale di gara in cui proprio non ne avevo più.
Più ragionevoli mi sembrano coloro che sostengono un dosaggio uniforme delle forze: si parte e si arriva con lo stesso ritmo, cercando di impostarne uno che sia possibile tenere dall'inizio alla fine.
Questa sarebbe stata la mia idea (teorica) a Verona, poi naufragata al km 36.
Negli ultimi lunghi dopo la maratona sto sperimentando un metodo per me nuovo, il cosiddetto metodo "feelrace", che propone di partire lentamente per poi accelerare gradualmente durante la gara e finire in crescendo.
La cosa sembra avere un senso in termini di attivazione corretta del metabolismo lipidico, piuttosto che glucidico, nei primi chilometri, con il conseguente risparmio di glicogeno, utile verso la fine della gara.
Il controllo viene fatto mediante monitoraggio della frequenza cardiaca, per cui è indispensabile portare un cardiofrequenzimetro.
Era un po' che non lo usavo, ma nelle ultime uscite lo sto portando sempre, per testare fino in fondo l'efficacia del metodo proposto.
Devo ammettere che nel LL di 34km corso domenica mattina, le sensazioni sono state buone, nonostante fossi a sole due settimane da una maratona finita sulle ginocchia e non avessi avuto una settimana lavorativa particolarmente leggera e riposante.
Sono davvero ansioso di testarlo sulla distanza completa, credo che un tentativo valga la pena farlo!
Quando e dove rimane ancora segreto....
 


sabato 13 ottobre 2012

Verona Marathon, il caldo che non ti aspetti


Lo avevano preannunciato, sarebbe stato l'ultimo weekend estivo.
Ma non ci si aspettava una coda di caldo così intenso.
Già la giornata di sabato aveva preannunciato temperature elevate, il giro turistico pre-gara era stato molto piacevole, si girava tranquillamente in maglietta, ma un conto è passeggiare, un conto correre 42km e rotti.
Domenica mattina la sveglia suona presto, alle 5:15 sono già in piedi, dopo una notte di dormiveglia, più che di vero sonno.
So che l'obiettivo che oggi mi sto ponendo è ambizioso, sul mio braccialetto sono segnati numeri che so essere alla mia portata, ma che non sono certo il preludio a una tranquilla passeggiata.
L'idea è di partire a un ritmo intorno ai 5'10" e vedere cosa succede.
Le buone intenzioni sono confortate dalle sensazioni incoraggianti date dal lunghissimo di 35km, chiuso in progressione a una media di poco superiore a quella prevista.
Dopo la solita colazione leggera, comincia il viaggio di avvicinamento alla partenza.
Si esce dal residence che è ancora buio, la prima tappa prevede bicicletta fino alla zona arrivo, un paio di chilometri col fresco della mattina vanno via tranquilli, cerco di pedalare sciolto per non consumare minimamente il prezioso glicogeno che i miei muscoli hanno con tanta cura accumulato nei giorni scorsi.
La zona arrivo, in piazza Brà, con l'Arena sullo sfondo, è quasi surreale: tutto è pronto, gonfiabili, transenne, striscioni, ma nessuna umanità, solo pochissimi addetti agli ultimi ritocchi in vista della giornata. Mi immagino come potrà essere lo stesso posto la prossima volta che lo vedrò (sempre che abbia ancora la forza di mettere a fuoco, la prossima volta!).
Prima navetta fino al palasport, siamo a bordo in 5...
Al palasport invece c'è più gente, la seconda navetta, quella che ci porterà alla partenza, è riempita fino all'ultimo posto.
Il viaggio dura una buona mezz'ora, chiudo gli occhi cercando di addormentarmi, ma l'adrenalina già circola, risvegliata dall'odore di canfora e dalle chiacchiere dei (futuri) maratoneti che ho attorno, chi parla delle ultime gare, chi delle previsioni per quella che ci apprestiamo a vivere...il discorso che attira di più la mia attenzione lo sta facendo un ragazzo che parla inglese, e che sta raccontando di avere un personale di 3h15', ma di avere in corso una specie di sfida per cui deve correre molte maratone ravvicinate, quindi dichiara prima che starà tra le 3h30' e le 3h40', ma un minuto dopo è già passato a stare sotto le 4h.
Non so come avrà finito, ma spero che la sua gestione della gara sia stata più lucida del suo discorso.
La nostra è la prima navetta a giungere a destinazione, mancano ancora due ore alla partenza, la prima la trascorro tranquillamente seduto e al caldo, cercando di riposarmi il più possibile, poi piano piano mi tolgo la tuta e indosso pantaloncini, canottiera e tutto il resto.
Gli ultimi minuti sono dedicati alle pubbliche relazioni prima di entrare in griglia.
Trovo casualmente anche Lamberto, un runner appartenente a una società delle mie parti, scambiamo due parole, abbastanza da scoprire di avere all'incirca lo stesso obiettivo finale, ma poi ci separiamo.
Dopo un paio di chilometri dal via però lo trovo al mio fianco, capisco che vuole compagnia e mi dico che anche a me non dispiace, all'inizio può essere un modo per far passare i chilometri più noiosi, mentre alla fine può rappresentare un aiuto non indifferente, il non essere da solo.
La strada scorre sotto di noi velocemente, tra qualche chiacchiera e lo sguardo costantemente rivolto al paesaggio della Valpolicella, che ci fa compagnia fino alla mezza maratona.
Campi e vigneti che abbiamo di fianco ci distraggono parzialmente dal percorso, che in realtà è piuttosto nervoso, con frequenti saliscendi, dolci ma prolungati e qualche strappetto deciso.
Con la freschezza della prima parte di gara non ci si fa quasi caso, ma mi viene da pensare che alla lunga potremmo anche pagarla.
Arriviamo al palasport, intorno al 25°km, e noto che Lamberto rimane sempre leggermente dietro di me.
Dopo il ristoro, piano piano comincio a perderlo di vista, capisco che è stanco, e lui stesso mi dice che, se ne ho di più, devo sentirmi libero di andare avanti.
Un po' a malincuore mantengo il mio ritmo senza più voltarmi e mi chiedo quanto sia rimasto indietro.
Una farmacia mostra un inquietante +26°C.
Si suda, ho fatto attenzione a bere sempre a tutti i ristori e ho anche recuperato una spugna da usare regolarmente, ma comunque il caldo si sente.
Passano pochi chilometri e inizio anche io a sentire la stanchezza.
Capisco che sarà dura tenere lo stesso ritmo fino alla fine, il percorso adesso non ha più saliscendi ma è diventato molto tortuoso, siamo in città e si gira un po' in tondo. Addirittura al 33°km si passa già da piazza Brà, saprò solo alla fine che in questo passaggio si sono ritirati molti dei 600 che non arriveranno alla fine.
Al km 36 ecco la vera crisi. Mi sento davvero debole, e comincio ad avere in mente solo la voglia costante di acqua, diventa quasi un'ossessione, ristori o spugnaggi non fa più differenza, ad ognuno mi fermo per bere e per bagnare la spugna anche 2-3 volte.
La strada non scorre più sotto i miei piedi, ogni passo va pensato e spinto avanti, è una difficoltà nuova, non sono i muscoli, non ho crampi, o per lo meno non ne ho di violenti, per il momento riesco a gestirli rallentando un po' o facendo qualche tratto al passo.
Già, il passo. Cerco finchè posso di scacciare l'idea di alternare corsa e cammino, ma ad un certo punto sono costretto ad ammettere che sto rischiando davvero di saltare, di non arrivare alla fine.
Cartello del km 38, era una vita fa quando ero al 36, come ho fatto a fare così poca strada in tanto tempo?
Naturalmente l'obiettivo cronometrico iniziale è ormai del tutto compromesso, non so nemmeno se riuscirò a stare sotto il tempo dell'ultima, non so nemmeno se starò sotto le 4 ore...in realtà non sono nemmeno tanto sicuro di riuscire a percorrerli tutti, questi 4 chilometri.
E dire che a casa se mi dicessero che devo uscire per correre 4km risponderei che non ne vale nemmeno la pena, che per una distanza così non mi cambio neanche...e invece adesso per rendere sopportabile l'idea, devo dividerli in 2 e poi ancora 2.
Sono un calvario, ma alla fine arrivo in vista di piazza Brà.
Al ristoro del 40° intanto mi ha raggiunto Lamberto, che corre piano piano, ma va fiero del fatto di non aver mai camminato.
Proviamo a scherzare un attimo sui nostri dubbi di inizio gara rispetto ai saliscendi che avevamo forse sottovalutato, ma lo scherzo dura poco.
Ci sproniamo a vicenda, ma non riusciamo nemmeno a stare insieme, ognuno a questo punto deve andare avanti nel modo che sente più facile.
Dopo un po' di elastico, ci ritroviamo di nuovo in piazza Brà, io sto riprendendo le forze per l'ennesima volta perchè voglio entrare nell'Arena correndo, lui mi passa accanto e letteralmente mi risucchia nella sua scia, convincendomi che il personale per me è ancora possibile.
Non ho idea se sia vero, ma faccio finta di crederci, e lo seguo.
Piano piano, con le gambe che fanno male, entriamo nella piazza, tanta gente, me lo aspettavo, mi ritorna in mente l'immagine di questa mattina, sembra un posto diverso, come si è potuto trasformare così tanto in poche ore?
I muscoli sono durissimi, temo un crampo che mi costringerebbe a fermarmi, ma non arriva.
L'ultima curva e si entra nell'Arena, non vedo altro che il traguardo, finalmente è a pochi passi.
La mano di Lamberto davanti a me, ci metto un attimo a capire, vuole che arriviamo insieme, braccia alzate e l'ultimo dei 42195 metri è finalmente alle spalle.
Riesco solo a ringraziarlo, chiudiamo in 3h51', il personale è arrivato davvero, 1 minuto e mezzo meno di Milano, è un soffio su una distanza così grande!
Una ragazza mi porge la medaglia, sento di averla davvero guadagnata: "no, non darmela in mano, me la devi mettere al collo!".
Mi sorridono, la ragazza e la medaglia insieme....

giovedì 27 settembre 2012

Settembre variegato

La preparazione per la maratona volge al termine, ormai siamo in vista del traguardo, e la sensazione è quella dei compiti in classe già finiti, con ancora qualche giorno di scuola a cui bisogna presenziare ma senza un significato specifico e con la testa già agli esami di fine anno.
Dopo aver portato a termine con molta facilità il temuto LL da 35km, la fiducia in un buon risultato è rafforzata, anche se negli ultimi giorni un po' di stanchezza comincia ad affiorare e sento la necessità di aiutarmi negli allenamenti con stimoli che li rendano interessanti e speciali.
Così ho cercato di adattare qualche gara breve ad allenamento di qualità, e la settimana scorsa ho corso l'ultimo vero lungo percorrendo l'intera circonferenza della ciclabile che costeggia il lago di Varese.
E' stato in realtà un bell'allenamento, duro al punto giusto, sono arrivato alla fine dei 28km decisamente stanco, ma consapevole di aver messo un altro bel mattoncino e soprattutto di aver passato una mattina molto piacevole, ci pensavo da un po' di tempo, lavoro a Varese da una vita e ancora non avevo trovato il modo di compiere il giro completo.
Consiglio davvero a tutti quanti ne avessero la possibilità di percorrere tutto o parte di questo anello, caratterizzato da continui saliscendi che lo rendono tecnicamente non semplicissimo, ma si è costantemente aiutati dai paesaggi mutevoli e stimolanti, che vanno dagli scorci del lago ai prati, alla campagna, con solo pochi e brevi tratti che costeggiano la strada.
Il 14 settembre ho poi partecipato alla mia quarta Legnano Night Run, gara a cui sono molto legato per diversi motivi, i principali sono che si corre a due passi da casa mia, su strade molto familiari, che il percorso è lo stesso che utilizzo nei miei allenamenti mattutini, e non ultimo il fatto che questa 3 anni fa è stata la mia prima gara in assoluto, praticamente un debutto per uno che non aveva mai pensato di mettersi a correre. Da qui è poi partita l'avventura.
La tabella per Verona però non contemplava niente del genere per quei giorni, la gara comprende un giro di 3750m da percorrersi due volte, per un totale di 7,5km.
Troppo veloce per me, non volevo spingere troppo, venivo da un bel carico di chilometri e avevo paura di potermi infortunare se avessi esagerato.
L'idea era quella di trasformarla in un bel medio, percorrendo un giro in più senza spingere al massimo.
Quando lo speaker ha però annunciato che si sarebbe partiti con un quarto d'ora di ritardo, ho deciso di percorrere prima il mio giro aggiuntivo e poi di riunirmi al gruppo per i due giri restanti.
Il primo giro è stato quindi una specie di percorso solitario con i poveri addetti al serrvizio d'ordine che mi guardavano con sospetto e curiosità, ritenendo ovviamente impossibile che fossi un fenomeno già in fuga, e chiedendosi forse se dovessero fermare questo matto partito in anticipo su tutti gli altri...dopo qualche simpatico scambio di battute con qualcuno di loro, eccomi sul rettilineo finale.
Non vedo più nessuno dei 1500 iscritti alla gara che poco prima affollavano le strade, quindi capisco che la partenza in effetti non è stata ritardata di quanto annunciato.
Il cronometro posto sul traguardo segna già 7 minuti.
La gente al bordo della strada è abbastanza divisa, qualcuno capisce la situazione e se la ride, ma molti sono convinti di aver davanti un corridore in testa e in fuga, quindi partono degli incitamenti che, ovviamente, mi proiettano in una dimensione, quella del fuggitivo e futuro vincitore, che non mi appartiene per nulla!
Senza smentire nessuno e godendomi questo istante di gloria immeritata, passo sul traguardo e proseguo al mio ritmo, cominciando quasi subito a raggiungere chi sta intendendo la corsa come una camminata di salute, e poi via via i podisti più lenti, fino a risalire circa 500 posizioni fino all'arrivo.
La situazione è molto simpatica, tanti non si capacitano di venire doppiati così presto, altri chiedono cosa ho fatto fino a quel momento in fondo al gruppo, qualcuno è convinto che sto esagerando con uno scatto per cui mi ritroverà agonizzante poco più avanti.
Il ritmo non esagerato permette una parola o una battuta qua e là, e due chiacchiere con chi magari conosco e affianco per un tratto.
Concludo quindi un allenamento tanto utile quanto divertente, ne vien fuori un medio di 11km corso a 4'40"/km, di sicuro non sarebbe stato così facile se corso in solitaria!
L'ultimo evento di questo strano settembre è l'Innovation Running, corsa di 10km che si disputa a Milano, con partenza e arrivo dalla storica Arena, sempre una garanzia di qualità.
Per me sostituisce l'allenamento di ripetute previsto in settimana, quindi posso permettermi un ritmo non proprio da passeggio domenicale.
Tengo bene i 4'28" fino a circa l'8°km, poi aumento un po' negli ultimi due, fino a uno sprint finale dettato da un curioso aneddoto: siamo ormai in vista dell'Arena, quando sento dal marciapiede diversi incitamenti e la voce di un bambino: "Vai, nonno!!!".
Nonno!?!?!? Guardo poco più avanti e vedo un podista che mi precede di poco, dai capelli decisamente bianchi...
E no, battuto dal nonno no!
Lo supero all'ingresso della pista e finisco l'ultimo chilometro con una progressione fuori programma, la media finale sarà 4'24" sui 10260m percorsi, un minimo di rammarico per aver fermato il real time qualche secondo sopra i 45', sono soddisfatto.
A casa la sorpresa: guardo le foto della gara, e chi trovo due metri dietro di me mentre arrivo sul traguardo?
Il nonno, ovviamente, che si è permesso uno sprint di tutto rispetto.
Grandi complimenti, se me ne fossi accorto in tempo mi sarei voltato per stringerli la mano, e per chiedergli il segreto di tanta longevità!


martedì 4 settembre 2012

Agosto mangia e bevi

L'estate è quasi finita, il caldo torrido di una decina di giorni fa ha lasciato per fortuna il posto a giornate più miti, in cui correre è senza dubbio meno faticoso e più gratificante, sia in termini di sofferenza che di rendimento.
Nei periodi di vacanza ho ripreso la mia amata corsa lenta: al di là di poche sedute di velocità, tutte corse la mattina molto presto, quando almeno non dovevo preoccuparmi che oltre alle ripetute non ci fosse anche l'afa a togliermi il fiato, ho cominciato la preparazione per l'appuntamento di Verona del 7 ottobre, ritorno ai 42km dopo la pausa estiva.
Nella prima fase della preparazione ho avuto la possibilità di correre spesso e volentieri in collina: durante i viaggi in Sicilia e nelle Marche, ho trovato sui miei percorsi tante salite e discese e decisamente poca pianura, il che ha un po' penalizzato i ritmi, ma spero abbia contribuito a formare i muscoli che mi dovranno sostenere in quel del Veneto.
Nonostante l'impegno fisico importante, ho chiuso il mese di agosto con 237 km percorsi, il secondo mese in assoluto come chilometraggio da quando ho incominciato a gareggiare.
Siamo ormai quasi in dirittura d'arrivo, la prossima settimana mi attende l'ultimo lunghissimo, l'allenamento chiave, da cui si capirà a cosa posso ambire in gara...se penso che a febbraio l'avevo corso con la neve mentre ora sono qui a sperare di poter avere meno di 25°...è proprio vero che non siamo mai contenti!

lunedì 30 luglio 2012

Magnago Jackpot Run 2012

Seconda edizione (per me) di questa corsa molto speciale, non tanto per il percorso, completamente piatto per tutti i 2850m da percorrere due volte, nè tantomeno per le possibilità di piazzamento, precluse dal livello sempre molto alto di atleti richiamati dalla possibilità di portarsi a casa il premio goloso...la vera nota di eccezionalità di questa gara è che per me è davvero casalinga, in quanto passa davanti alla casa dei suoceri, che ad ogni passaggio regalano un tifo da curva calcistica.
Arrivo alla gara comunque piuttosto scarico, le gare del Giro del Varesotto hanno preso tante energie fisiche ma soprattutto mentali, non c'è l'attesa della gara, che nelle ultime settimane è divenuta quasi routine in mezzo agli allenamenti, nè, cosa ben più grave, la voglia di soffrire per raggiungere un risultato per cui si è lavorato.
Da qui la decisione, tagliato il traguardo, di staccare per un po' la spina dagli eventi agonistici, per dedicarmi con calma alla preparazione del prossimo appuntamento importante, la maratona di Verona a ottobre.
Questa Jackpot Run si corre con temperature vicine ai 30°, un piccolo temporale pomeridiano ottiene il solo risultato di aumentare l'umidità e risvegliare le zanzare più aggressive della zona.
Positivo il ritrovare qualche amico prima della partenza, come Mauro, per me ancora decisamente irraggiungibile, e Carlo, con cui condivido l'obiettivo di stare intorno ai 4'/km.
La partenza arriva quasi improvvisa, per il primo chilometro riesco facilmente a tenere l'andatura prevista, al primo passaggio davanti a casa il tifo fa voltare tutti a guardare stupiti il motivo di tanto entusiasmo, io passo tranquillo mentre Carlo rimane leggermente indietro.



Al termine del primo passaggio sulla pista di atletica decido che non ho particolarmente voglia di tirarmi il collo per tenere al massimo, quindi mi assesto sui 4'05"/km (l'anno scorso avevo concluso alla media di 4'08") e tengo così fino alla fine.
Incrocio Carlo dopo l'ultimo va e vieni alla rotonda, decisamente attardato rispetto a me; evidentemente, mi dico, c'è stato qualche problema e mi dispiace.
L'arrivo in pista è sempre bello, che sia l'Arena Civica di Milano o il campetto di Magnago è sempre una bella sensazione.
Il tartan morbido sotto le mie suole abituate all'asfalto è quasi un massaggio rilassante.
Spingo solo leggermente di più, non mi interessa guadagnare 1-2 secondi, mi interessa godermi gli ultimi metri di questa mia mini-stagione di gare veloci, da domani si torna a pensare ai 42km.
Chiudo un tempo in pratica identico a quello dell'anno precedente.
Una foto e un ghiacciolo, dopo di che...vacanza!


domenica 1 luglio 2012

Cinque Mulini Summer Night

Dopo il tentativo semi-fallimentare di maggio a Saronno, ecco un’altra occasione per un 10'000 con la Cinque Mulini Summer Night.
Gli auspici però sono subito proibitivi, visto che la giornata è caldissima, e sicuramente al colpo di pistola la temperatura sarà ancora elevata, con tanta umidità a peggiorare le cose.
Nell’attesa, mi godo con calma i preparativi a questa gara, una di quelle poche da considerarsi veramente “sotto casa”, visto che la partenza è a solo un paio di chilometri da casa mia.
Intorno alle 18 posso quindi concedermi il lusso di un giretto esplorativo, con ritiro di pettorale e pacco gara (al solito molto ricco, la Cinque Mulini è una manifestazione che richiama sempre molti sponsor, anche in questa versione estiva e ufficialmente non competitiva).
Peccato che la taglia più grande della bella canotta tecnica mi sia comunque troppo corta…
Alla partenza il clima è effettivamente poco competitivo: a pochi minuti dal via i concorrenti si attardano ancora in capannelli a chiacchierare, non c’è affollamento alla linea di partenza, si incontrano personaggi decisamente improbabili in abbigliamento da runners più o meno improvvisati.
Il fatto poi che ci sia anche una buona parte che ha scelto la 5km, rende il tutto ancora più affollato e caotico, perché la gente è davvero tanta (alla fine 221 classificati nella 10k e 270 nella 5k).
Si parte, Gigi corre con me dopo un bel po’ di tempo, e dichiara una tattica di gara abbastanza enigmatica: mi starà dietro finchè ne ha e poi si vedrà.
Lo conosco abbastanza bene per sapere che sarà con me fino in fondo.
Il percorso è molto bello, un po’ per le strade di San Vittore, ma soprattutto in mezzo ai campi e alle cascine che ancora resistono in una zona sempre più popolata.
Il clou è rappresentato dal passaggio nel mulino, con fossato all’uscita. Lì si perde forzatamente un po’ di tempo, ma è la griffe di questa gara, senza non sarebbe lo stesso.
Il mio ritmo iniziale è intorno ai 4’20”, vorrei tentare di stare nei 45’ totali, ma con questo caldo so che sarà dura.
Infatti dopo pochi chilometri le gambe iniziano ad essere molli, e la gratitudine per chi ci passa una bottiglia di acqua cresce in modo esponenziale. Ma il refrigerio dura sempre troppo poco.
I tempi al chilometro si alzano inesorabilmente, è chiaro che i 10'000 in meno di 45’ oggi non si fanno, e allora decidiamo di arrivare tranquilli fino al traguardo, senza angosciarci per il calo evidente della parte centrale. I chilometri 7 e 8 li corriamo a 4’45” abbondanti, poi, a circa un chilometro dall’arrivo (al primo passaggio abbiamo capito che il percorso è di qualche centinaio di metri più corto), vedo che Gigi aumenta leggermente il passo.
Ma non si era detto di arrivare tranquilli?
A questo punto il dilemma: posto che non ho molta voglia di fare fatica, stasera, potrei lasciarlo andare e arrivare fino in fondo con un ritmo comodo.
Oppure…
Ecco, oppure.
Aumento il passo e gli sto incollato, il respiro si fa impegnato e cominciamo a sorpassare un buon numero di podisti esausti. Molti addirittura camminano.
Arriviamo al traguardo in ottima progressione (ultimo chilometro a 4’10”), passando in mezzo a tanta gente che ci aiuta a non mollare e a non calare di intensità.
Il tempo finale sarà intorno ai 44’, ma ai 10km mancherebbero almeno 300m, quindi non si può parlare di risultato raggiunto!
Siamo anche un po’ sorpresi dalla posizione di classifica, che ci vede al 43° e 44° posto su 221 arrivati, ma chiaramente la classifica risente del livello globalmente basso della manifestazione.
Ottimo il ristoro, ma il mio stomaco non ne vuol sapere di ricevere cibi solidi, mi devo limitare a reintegrare i liquidi persi, che sono stati davvero tanti!
Serata sicuramente piacevole, dopo il Giro del Varesotto ci voleva una gara in cui non ci si prende troppo sul serio e si può pensare più che altro a divertirsi!


domenica 10 giugno 2012

Giro del Varesotto, 5° e 6° tappa

Si è concluso questa settimana il Giro, esperienza molto positiva, sia in se stessa che in prospettiva per le gare future.
Questo perchè, come ho avuto modo di ripetere in più occasioni, sicuramente il correre "forte" (certo, tutto è relativo!) consente un miglioramento, piccolo o grande che sia, della velocità di base, il che non può che venire utile anche nelle distanze più lunghe.
Inoltre, proprio di "esperienza" devo parlare, visto che era in pratica il mio primo avvicinamento a distanze così brevi, a parte la Jackpot Run della scorsa estate.
Restano da raccontare le ultime due tappe.
A Cassano arrivo dopo due notti lavorative consecutive, quindi per forza di cose un po' stanco, in una serata piuttosto calda.
Decido comunque di provare a partire sulla media tenuta a Busto, ossia intorno ai 3'55"/km, e poi vedere come rispondono gambe, polmoni e soprattutto testa.
Il pre-gara mi regala comunque già una bella sorpresa: vengo infatti estratto a sorte come vincitore di un pettorale per la mezza di Busto di novembre, gara che, nel mio ancora nebuloso calendario autunnale, avevo già deciso di utilizzare come possibile attacco al personale sui 21km. Dunque, la serata prende già una bella piega!
L'inizio della gara non è male, tengo botta anche se sento subito che il ritmo non mi è facile come a Busto, quando avevo sofferto davvero solo nella parte finale.
Intorno a metà gara, poi, un tratto di sterrato piuttosto lungo costringe a concentrarsi più sugli appoggi che sull'impegno muscolare, e quando si ritorna finalmente sull'asfalto vedo che il mio ritmo è inesorabilmente salito sopra i 4'.
La gara è ancora lunga, anche perchè le due tappe considerate completamente pianeggianti sono di qualche centinaio di metri più lunghe delle altre.
E qualche centinaio di metri quando sei in sofferenza non sono mai pochi!
Per fortuna ci sono due fattori che mi aiutano a tener duro fino in fondo: l'arrivo è ben visibile già quando mancano 800m per raggiungerlo, essendo alla fine di un lungo rettilineo: la vista del traguardo lo fa apparire come una meta concreta e quindi più facilmente raggiungibile!
Poi, a sorpresa, su quel rettilineo trovo appostati degli amici venuti a salutarmi, e questo mi dà la carica definitiva per arrivare fino in fondo con un ritmo che resta appena sopra i 4'.



La classifica generale a questo punto mi vede poco fuori dai primi 150, risultato già insperato alla partenza del Giro, soprattutto per le medie che sono riuscito a tenere, ma voglio provarci fino in fondo e arrivo a Casorate, tappa che mi descrivono come un continuo saliscendi ma senza grossi strappi, deciso a dare il massimo.
Anche stavolta parto tenendo una media incurante delle pendenze, lievi ma continue, che incontro lungo il percorso.
Qualche difficoltà in più la danno i frequenti sorpassi delle podiste (partite stavolta qualche minuto prima dei colleghi maschi) rimaste attardate, che a volte rischiamo di urtare, vedendole all'ultimo momento davanti a noi.
Ormai, arrivato alla sesta tappa, conosco bene quelli che mi trovo a fianco, abbiamo corso insieme tutto il Giro, e so i tempi che valgono.
Identifico quindi di volta in volta lepri da seguire o obiettivi da mettere nel mirino per tentare il sorpasso, anche se diciamo che, nonostante l'agonismo e la voglia di far bene per scalare qualche posizione, questa ultima tappa è sentita un po' da tutti come una passerella, a conclusione delle nostre fatiche (la foto qui sotto lo dimostra, un sorriso a 4'/km è impresa difficile da realizzare!).


Nonostante il percorso qui sia più impegnativo che a Cassano, chiudo esattamente con la stessa media (4'02"/km), soddisfatto per via di qualche doloretto ai quadricipiti che mi convince definitivamente di aver dato tutto quello che mi era rimasto da dare.



La tappa di Cassano a questo punto risulta la peggiore, e viene quindi scartata.
Il minuto guadagnato con questo scarto mi permette di ottenere un tranquillo ingresso nei primi 150 classificati (146° alla fine) e di aggiungere quindi un'ulteriore nota di soddisfazione a questa mia prima partecipazione al Giro.
Medagliona finale sudata ma pienamente guadagnata!
Tirando le somme, esperienza più che positiva per i motivi detti sopra, per l'ottima organizzazione e soprattutto per la cornice di pubblico che ogni sera abbiamo trovato lungo il nostro percorso.
Per questo, non è detto che nei prossimi anni non diventi un appuntamento fisso della mia estate podistica!

domenica 3 giugno 2012

Giro del Varesotto, 4°tappa. Ancora salita...

Giro di boa ampiamente superato per questo mio primo Giro, è tempo di alcune considerazioni.
L'esperienza di sicuro va considerata del tutto positiva, anche e forse soprattutto per un novellino di queste distanze come sono io.
La formula delle diverse tappe con relativa classifica generale è molto accattivante, dopo ogni serata si va a guardare non solo la posizione della singola gara, ma anche quello che hanno fatto i diretti "rivali" per la classifica generale (che poi sono gli stessi con cui ci si trova a correre ogni sera, dato che sono quelli con il mio stesso ritmo!). E, se la cosa è interessante per me, che navigo (inaspettatamente) verso il centro della classifica, immagino come sia appassionante per chi si gioca il podio finale o comunque posizioni di rilievo!
Poi c'è il dato non trascurabile della distanza non convenzionale per me: io che giro raramente sotto i 4'30" in allenamento (e quasi mai in gara), mi trovo a correre in giorni ravvicinati a poco più di 4'00"/km, e per di più su percorsi molto mossi, il che non può che venire incontro al motivo principe per cui mi ero iscritto, cioè quello di fare un po' di sano allenamento sulla velocità, finalizzato a migliorare la velocità di base e che (spero) verrà utile anche quando le distanze ricominceranno ad allungarsi.
In questo il percorso di Quinzano era il massimo incontrato finora: molto nervoso, con un paio di strappi intorno al 1° e al 3°km molto duri e piuttosto lunghi, che hanno spento in un attimo le mie intenzioni bellicose. Riporto qui un tracciato altimetrico della gara rinvenuto in rete.



Il risultato è stato che ho patito più di quanto mi aspettassi.
Peraltro sono stato in parte ingannato da un paio di battute scambiate con un occasionale compagno di corsa, che sosteneva che il tratto peggiore fosse nell'ultimo chilometro, il che mi ha portato a risparmiare qualcosina tra i km 3 e 4, per poi verificare invece che non era esattamente così (il tracciato altimetrico lo dimostra bene!).
Chiudo quindi, nonostante tutto, con una specie di sprint un gara strana, l'ennesima dimostrazione della mia scarsa esperienza su queste distanze, mantengo l'impressione di non aver ancora chiaro il limite cui posso ambire...di sicuro l'altra sera non ci sono andato nemmeno vicino!


giovedì 31 maggio 2012

Giro del Varesotto, 3°tappa

Terza tappa archiviata, ma con quanta fatica!
Questa volta non c'erano dritte, non c'erano suggerimenti, non c'era l'esperienza di chi l'aveva già corsa.
La tappa di Somma Lombardo si presenta con un percorso nuovo, che nessuno ha mai testato.
Non si sa quante salite, quanto ripide, quanto lunghe...
Alla partenza subito l'imprevisto: per la calca c'è una caduta poco avanti a me, con conseguente frenata collettiva, per fortuna mi sembra niente di grave per i podisti coinvolti.
Dopo 100m una curva secca a destra e una bella discesa, in cui le gambe possono sciogliersi dopo l'attesa in gabbia che irrigidisce sempre un po'.
Prima salitella, affrontata con calma, non so cosa verrà...
I primi 2km presentano qualche saliscendi non troppo accentuato ma abbastanza lungo, riesco comunque a tenere un ritmo di poco superiore ai 4'/km, aiutato anche dai tratti di discesa.
Capisco subito però che non è un percorso in cui si possa ambire a tenere una media paragonabile a quella di Busto, e ne ho conferma quando si passa attraverso il bosco in un tratto di salita su fondo sterrato...visto quanto è ripido qui e quanto il terreno è irregolare, siamo fortunati che non abbia piovuto in questi ultimi giorni!
Il paesaggio è il più bello incontrato finora in questo Giro: si passa dalla campagna al bosco, alle stradine del paese, molto pittoresche, sicuramente, ma molto molto impegnative, con un saliscendi continuo e curve secche dietro alle quali non sai mai cosa aspettarti.
Il chilometro che comprende la salita nel bosco sarà il più lento della gara, naturalmente, e lo corro in 4'20".
Nel finale riesco ad andare in progressione, superando qualche avversario e correndo gli ultimi 2km rispettivamente in 4'13" e 4'05".
Ne ho ancora per un bell'allungo in vista del traguardo, gli ultimi 150m li corro addirittua a 3'10", anche se poi arrivo stremato.
Bellissimo percorso, molto impegnativo e sicuramente molto allenante, di certo è tutto fieno in cascina per il futuro...intanto mi godo la mia posizione in graduatoria, nella generale dopo 3 prove sono addirittura nel primo terzo della classifica! C'è da dire che chi non ha corso tutte le prove viene spostato in fondo, già da domani sera le cose cambieranno... 


domenica 27 maggio 2012

Giro del Varesotto 2012, prime 2 tappe

Finalmente si parte.
Mi sono iscritto a questo Giro, che ho scoperto essere una delle manifestazioni a tappe più note di tutta la Lombardia, per diversi motivi: prima di tutto è un pretesto per fare finalmente qualche allenamento di qualità, il che per uno come me che di solito bada alla quantità ma non ha molta voglia di fare fatica correndo forte, non è scontato.
Poi perchè mi affascina il concetto della corsa a tappe, il fatto di dare il massimo in ogni singola prova ma anche di avere poi, oltre alla classifica di giornata, anche una graduatoria generale da guardare...anche se ovviamente non ho nessuna velleità di classifica...
Ultimo ma non ultimo mi interessa mettermi alla prova su distanze nuove: spesso si pensa che fare uno step in più significhi aggiungere chilometri alle competizioni a cui si partecipa: dalle 10k alla mezza, alla maratona e poi oltre...in realtà uno step in più, per me, è rappresentato anche e forse soprattutto dal vedere come potrei comportarmi e che margini di miglioramento ci sono quando provo a spingere.
E allora ben venga, per tutti questi motivi, la partecipazione a questo Giro, che di sicuro mi sta facendo divertire, il che è sempre la cosa più importante!
Giovedi sera prima tappa a Besnate, ci arrivo un po' titubante, dopo le brutte sensazioni dei 10km di Saronno ho paura di sbagliare anche qui e di arrivare in fondo senza averne più.
Poi, come detto, c'è l'esordio su questa distanza, con la conseguente mancanza di riferimenti su come interpretare la gara.
Per fortuna il vedere qualche volto noto prima della partenza mi rassicura un po', riesco anche a ricevere qualche dritta sul tracciato: pare ci saranno 2 salite brevi ma piuttosto ripide nella prima metà, poi via fino al traguardo.
Un bel riscaldamento (anche se non ce ne sarebbe così bisogno dati i 27° !), e già 15 minuti prima del via mi posiziono in gabbia, visto che la partenza non mi sembra molto agevole, star dietro potrebbe essere pericoloso...e poi quasi tutti gli altri concorrenti sono già entrati! Siamo tantissimi, più di 400 dicono gli speaker.
Si parte. Subito un falsopiano, che interpreto come la prima delle due famose salite, niente di che, bene così, il ritmo è buono, ma sento le gambe un po' molli per via del caldo.
Dopo un secondo strappetto penso che è ora di mollare, ma proprio quando sto cercando di accelerare, ecco arrivare uno strappo deciso che non aspettavo più! Evidentemente ho sbagliato qualcosa, il primo tratto in salita era solo un falsopiano!
Arrivo in cima con i quadricipiti che bruciano, subito dopo un discesone che devo ammortizzare non mi permette di farli rifiatare...da qui in poi so che dovrei mollare, ma sono stanco: curioso aver corso 3km e non averne più, per uno che è abituato a distanze anche 10 volte maggiori!
Però è oggettivo, sono in riserva e non vedo l'ora della fine.
All'arrivo comunque vedo che ho limitato i danni, anzi, stringendo i denti sono riuscito a stare comunque sotto i 21 minuti, che era l'obiettivo che mi ero proposto.



Il giorno successivo, venerdi, è una giornata difficile, mi sento svuotato, avrei voglia di dormire per tutta la giornata, e sono sinceramente preoccupato per la gara che mi aspetta la sera: le gambe sono affaticate, chissà cosa verrà fuori.
Per fortuna si corre a Busto, luogo che mi è molto più familiare, e mi consentirà anche di avere forse un po' di tifo lungo il percorso e di vedere qualche amico nel dopo gara.
I soliti informatori mi dicono che qui il percorso è piattissimo, ideale per tenere ritmi alti: come se io me ne sentissi in grado!
Proprio per equilibrare la mancanza di dislivelli, gli organizzatori hanno previsto una gara leggermente più lunga: 5,4km invece dei 5 canonici.
Durante il riscaldamento nessuna sensazione particolare.
Si parte, l'entusiasmo della gente attorno a me mi fa correre un primo chilometro a un ritmo sicuramente troppo alto: 3'43" sono un tempo che mi mette i brividi, il rischio di saltare dopo la gara di 24 ore prima è concreto.
Però devo essere obiettivo: le gambe girano apparentemente senza troppa fatica, e allora le assecondo: secondo chilometro in 3'47".
So che prima o poi la pagherò, ma andiamo avanti finchè ce n'è!
Terzo chilometro in 3'58", ecco che i nodi iniziano a venire al pettine, ma ricordo anche che la sera prima a questo punto della gara ero già cotto, mentre qui ne ho ancora. E allora vado avanti, correndo un quarto chilometro in scioltezza assoluta addirittura in 3'37".
Ecco, adesso comincio ad essere stanco, il quinto chilometro è il più sofferto, e infatti sarà l'unico ben sopra i 4' (4'08"), per poi provare ad accelerare di nuovo in vista del traguardo, perchè il GPS mi sta dicendo una cosa sconvolgente: sto seriamente rischiando di concludere la gara al di sotto dei 4' di media al km!
Dò tutto negli ultimi 400m, alla fine la media sarà 3'57" al km, passaggio ai 5km una decina di secondi sotto i 20', credo che questo sia uno dei traguardi che mi hanno dato più soddisfazione nella mia breve "carriera" podistica!





Adesso si aspetta martedi, per la prossima tappa!
Intanto mi godo una posizione di classifica che mi vede comodamente entro la prima metà, una cosa decisamente impensabile alla vigilia....

domenica 13 maggio 2012

Saronno Running Day: vince il caldo!

Dopo un anno torno a correre una 10k, gara che mi è sempre piaciuta, ma che ho avvicinato troppo poco nella mia breve "carriera" e soprattutto mai veramente preparato come si deve: più che altro è sempre stata un intermezzo nell'avvicinamento a qualcos'altro.
E si vede!
A Saronno avevo già corso nel 2010, ai miei esordi, stando di poco al di sotto dei 50'.
Quest'anno ho un po' più di esperienza e di preparazione podistica, di certo non posso accontentarmi di migliorare quel tempo...d'altra parte, sto cercando più che altro dei riferimenti per capire a cosa posso ambire sui 5000, in vista dell'ormai prossimo appuntamento del Giro del Varesotto.
Le condizioni ambientali si annunciano proibitive: io che corro bene a 10°, mi trovo avvolto in una cappa umida con 27-28° alla partenza.
Gola secca già durante il riscaldamento!
Si parte, non avendo riferimenti recenti sulla distanza, decido di provare a tenere un ritmo di 4'20"/km e vedere cosa succede.
Nei primi 2km però già comprometto tutto il mio castello tattico, facendomi prendere dall'adrenalina della partenza e tenendo un ritmo di poco superiore ai 4'10", col risultato che passo al primo giro (la gara si svolge su un circuito cittadino di 3,3km da percorrere 3 volte) in 14'35", media da ampio PB sulla distanza, ma sono già in affanno, e manca ancora tantissimo!
Il secondo giro è un calvario, so che manca ancora tanto e le gambe già reclamano riposo, guardo spessissimo il GPS e comincio a rallentare, vedo come un'oasi nel deserto il bicchiere di acqua (tiepida!) che mi porgono al ristoro: mando giù e mi sembrano due gocce appena, la gola riprende suito a bruciare.
Passo il secondo giro un minuto più lento del primo, capisco che sto rischiando un tracollo epocale.


Ho ancora qualche chilometro di sofferenza davanti, ma a questo punto la testa comincia a dirmi che manca poco e che il più è fatto, il che aiuta molto le gambe a mantenere un ritmo che sia almeno al di sotto dei 4'30"/km.
Negli ultimi 2km provo anche ad aumentare un pochino, ma non ne ho proprio più, mi rimane solo la soddisfazione di andare piano piano a prendere un compagno di squadra che avevo visto in lontananza per tutta la gara, e che evidentemente ne ha ancora meno di me.
Arrivo al traguardo in 45'47", dopo aver superato anche una quantità di podisti che stanno camminando: non mi era mai capitato in una gara così breve!
La foto qui sotto dice sicuramente molto più delle parole di come stessi all'arrivo:


Una cosa è certa: vista la faccia che avevo, non posso rimproverarmi di non aver dato tutto!
Il problema è nella gestione: ho corso all'inizio a ritmo da 5k, e alla fine a ritmo da mezza maratona. Direi che non ci siamo proprio, bisogna imparare anche ad interpretare correttamente gare su queste distanze, a me poco congeniali.
Ultimo dato tecnico: seconda prova delle nuove Landreth, per ora nessun problema, le sento come se le avessi da tempo, non ho fastidi per l'avampiede leggermente più fasciante rispetto alle Vomero, anzi, forse la maggiore stabilità in zona anteriore previene anche molti microtraumi che mi lasciavano un po' dolente la parte anteriore delle dita.
Per il momento promosse!

domenica 6 maggio 2012

Repetuta iuvant

Amate e odiate.
Le odi nel momento in cui le stai correndo, in quel momento in cui il respiro è affannoso, hai il cuore in gola, i muscoli gridano pietà e il tempo non passa mai.
Ma sai che sono la cosa più utile in un certo tipo di preparazione.
E poi, proprio per la fatica che comportano (molto meglio per me correre 35km a un ritmo comodo in soglia aerobica!), possono costituire uno degli allenamenti che ti rendono più orgoglioso, quando ti rendi conto che, mettendoci tutto l'impegno che ti è possibile, riesci a svolgerlo in modo corretto.

Naturalmente sto parlando di ripetute.
In questo mondo per me così nuovo della velocità, sono una scoperta continua.
Mi sono sempre avventurato con fatica e timore oltre la soglia anaerobica, un mondo ostile e scomodo, dove ogni passo costa fatica, dove 2 minuti sembrano un'eternità.
Invece, in questi giorni, i miei allenamenti più efficaci sono proprio scanditi da questi 2 minuti.
2 minuti di corsa veloce, con i battiti da tenere sopra i 170, e poi 2 minuti di recupero.
Giovedi una prima serie da 10, portata a termine con grande fatica ma anche con grandissima soddisfazione, stamattina nuova serie da 12, in cui ho fatto un po' meno fatica, ma sono restato comunque in tutte le prove tra i 4'06" e i 4'14"/km.
Considerato che la SAN misurata all'ultimo test era a 4'11", credo di star lavorando correttamente.
Ho voglia di misurare i progressi fatti (sempre che ce ne siano!), sabato prossimo a Saronno correrò la 10km, senza tirarla al massimo ma cercando comunque di tenere un buon ritmo, sono curioso di vedere cosa ne verrà fuori!

venerdì 27 aprile 2012

Corrincontrada

Dopo il (meritato) riposo successivo alla maratona di Milano, domenica ho mosso i primi timidi passi a ritmo veloce, in vista della stagione estiva.
Lo scorso anno era stato molto produttivo (i frutti si sono visti in inverno e primavera, con PB sia sulla mezza che sulla maratona) dedicare l'estate al miglioramento della velocità di base.
Avevo corso un paio di 10km  e la Magnago Jackpot Run di 5,7km.
Quest'anno, tenuti fermi la stessa Jackpot Run e la versione estiva della Cinque Mulini (piacevole gara serale inaugurata l'anno scorso), mi solletica l'idea del Giro del Varesotto, 6 tappe all'insegna della velocità.
Domenica allora primi passi verso la preparazione.
Come aperitivo, l'occasione è stata quella della prima edizione di una gara organizzata dalla contrada di San Bernardino, a Legnano, due passi da casa.
Non ero sicuro di correre, sapendo che i miei quadricipiti si sarebbero ribellati alla velocità, solo 7 giorni dopo la maratona, ma poi il clima finalmente primaverile del sabato, dopo tanti giorni di grigio e di pioggia, mi ha definitivamente convinto.
Domenica mattina cielo grigio e temperature fresche, l'ideale.
Trovo alla partenza un discreto numero di persone, un amico mi dice anche che ci sono atleti di livello: io, che di certo non ho ambizioni di classifica, penso solo a divertirmi.
La gara prevede un giro sulle strade semideserte della domenica mattina (comunque ben presidiate per la temporanea chiusura al traffico, non molto gradita ad alcuni automobilisti locali), per un totale di 7,5km.
Provo a impostare un ritmo che vorrebbe essere quello di una futura 5km, il primo chilometro vola via facilmente a 4'05" e quasi mi stupisco di tanta leggerezza.
Ma poi, ovviamente, i nodi vengono al pettine, e i tempi inevitabilmente si alzano, fino a concludere i 7,2km reali a una media finale superiore a 4'20".
Non c'è problema, avevo voglia di correre, dopo una settimana, e questo ho fatto.



In settimana ho iniziato una preparazione reale, strutturata ai fini delle gari brevi che ho in programma.
Martedi un fondo lento di una decina di km, mercoledi ripetute (quanto tempo che non le facevo! non mi mancavano, però...), 10 volte 500m a 4'15" con 2' di recupero tra una prova e l'altra, stamattina un progressivo con 20' a 5'15, 20' a 4'50, 2' a 3'57".
Vedere un numero 3 come prima cifra colpisce l'occhio, non ci sono abituato, lo prendo come un augurio per la stagione che verrà!

mercoledì 18 aprile 2012

Le scarpe si asciugano, la soddisfazione resta!

Esperienza nuova, quella della maratona di domenica. Per la prima volta corro così vicino a casa da poter passare la notte precedente alla gara nel mio letto e da potermi permettere una vigilia di vero riposo, senza l'impegno di un viaggio o della visita di una città.
La sveglia suona come per un normale giorno di lavoro, e fatico non poco ad entrare nell'ordine di idee che la giornata che sta iniziando sarà speciale: tutto sembra identico alle mattine di sempre.
Invece ecco i consueti riti pre-gara, quelli delle domeniche di resa dei conti e di verifica del lavoro svolto, compresa quella colazione un po' particolare, a base di pane tostato e marmellata, che rimane l'ultimo momento di pace nel silenzio della casa ancora addormentata, prima che l'adrenalina cominci a scorrere.
Non guardo nemmeno fuori dalla finestra, tanto lo so già che piove...quanto, non voglio scoprirlo.
Si parte per Rho, dove arrivo sotto una pioggia non proprio battente, ma intensa quanto basta per essere fastidiosa.
L'attraversamento della fiera è lungo ma per lo meno coperto, così come gli "spogliatoi" improvvisati nel parcheggio sotterraneo.
Lì comincio ad incontrare qualche volto noto, il ritrovarsi con gli amici prima delle gare sta cominciando a diventare una piacevole abitudine! Il tempo in compagnia passa in fretta, e dopo un attimo si entra nella gabbia di partenza.
Non è senza una certa soddisfazione che entro in quella che porta la scritta: 3h30' - 4h00', premio per la mia ultima fatica in terra trevigiana.
Finalmente, inno nazionale e colpo di cannone.
Via.
Mi basta correre 500m che già capisco che la mia vescica mi imporrà presto un pitstop forzato.
Lascio passare un paio di chilometri, giusto per non trovarmi poi invischiato in mezzo a chi va molto più piano di me e rischiare di perdere tempo ed energie preziosi, ma poi sono costretto a regalare un minuto al mio benessere psicofisico...impossibile correre 42km con l'idea che ti scappa!
Mi accorgo di correre un paio di chilometri troppo veloce, alla ripresa, dal momento che subito mi riporto sul tempo medio che avevo deciso in partenza...cerco allora di concentrarmi sul ritmo comodo che avevo impostato all'inizio, le pulsazioni scendono, il respiro rallenta, il crono è stabile e non dà nessuna ansia, i chilometri passano e come per magia quel ritmo a cui mi sento di procedere tranquillo è lo stesso che il cardiofrequenzimetro mi consiglia.
Naturalmente tattica vincente non si cambia, a Treviso non avevo saltato nessun ristoro, e qui faccio lo stesso, un sorso d'acqua e via, ma un sorso almeno lo bevo sempre.
Quasi commoventi i volontari che porgono spugne, nessuno sicuramente ha necessità di bagnarsi, la pioggia non dà tregua; allora, forse per convincere qualcuno dell'utilità del loro ruolo, cercano di farci credere che siano asciutte...come faranno ad esserlo rimane un mistero che non ho voluto approfondire.
Al passaggio della mezza maratona, superato un guado profondo quanto inquietante, butto un occhio al GPS, per la prima volta guardo il tempo, finora ho sempre e solo controllato i passaggi chilometrici, in linea con tempi da 3h50' finali. Ne ho una conferma, il passaggio alla mezza dice 1h54'.
Adesso però c'è un particolare che avrà il suo peso, e che, pur avendo previsto, non posso evitare: si entra in città ed il percorso si fa più tortuoso, sarà inevitabile cominciare a fare tanta strada in più.
Vedo infatti che lo scarto tra la distanza rilevata al GPS e i cartelli chilometrici si fa sempre più abbondante, mentre si riduce progressivamente il mio vantaggio rispetto alle 3h50'.
Il passaggio in piazza Duomo è spettacolare, c'è tanta gente nonostante l'acqua, mi torna in mente il mio sguardo dello scorso anno quando, appena iniziata la mia frazione della staffetta, superavo proprio qui tanti maratoneti a cui vedevo stampati sul volto e nelle gambe i 25km già percorsi.
Quest'anno quei chilometri sono anche sul mio volto bagnato e nelle mie gambe, che però sembrano non farci caso e continuano a girare senza troppo sforzo.
Al 30°km ho percorso già 400m in più rispetto alle segnalazioni ufficiali, e capisco che dovrei accelerare se volessi veramente concludere con questo crono.
Faccio un rapido checkup...la frequenza è un po' salita, le gambe ci sono e il fiato anche...decido comunque di rimanere costante e di osservare l'evoluzione degli eventi.
D'altra parte, la maratona comincia adesso...
Al ristoro del 30° la sorpresa del gel, identico a quelli che uso di solito: visto che la stanchezza si fa sentire, ne approfitto e mi gioco questa carta in più, riservandomi l'ultimo che pende dai miei pantaloncini per eventuali momenti di difficoltà in seguito.
La pioggia non dà tregua, il fondo in città si fa più irregolare, vedo che tanti sono in difficoltà, il superarli piuttosto che darmi euforia mi fa prestare più attenzione ai segnali che arrivano dalle mie gambe: sono sicuramente più tranquillo che a Treviso, adesso so che posso arrivare in fondo a una maratona senza avere problemi, ma ho letto troppe storie di gente andata a sbattere contro il "muro" per rilassarmi del tutto.
Al 35° mi gioco anche il gel di riserva, comincio a essere davvero stanco.
Manca poco al traguardo, dalla mia tabellina di riferimento so di essere un paio di minuti oltre le 3h50' in proiezione, però credo di aver anche inconsciamente rallentato di qualche secondo negli ultimi passaggi chilometrici, forse mi sto involontariamente preservando dallo scontro col muro.


Passano il 39° e il 40°, sto meglio, il GPS me lo confermerà, in questi passaggi ho accelerato, il 41° arriva veloce, mi ricordo di 6 settimane prima, a Treviso a questo punto volavo!
Oggi non volo, ma riesco senza troppi problemi ad essere costante, voglio arrivare sul traguardo con ancora un po' di energia per....chissà se riesco a fare quello che ho in mente di fare!
Quasi inaspettato arriva un cartello che dice 250m al traguardo, siamo in piazza Castello, un lungo curvone a destra ed ecco il traguardo, si avvicina sempre più, ce l'ho a portata di mano e anche stavolta il muro non l'ho visto, sto cominciando proprio a divertirmi anche correndo le maratone!
Sono sotto l'arco, il display è sopra di me....dai che ce la faccio! Salto per toccare quella serie di numeri che dice che ho migliorato il mio primato personale di 5 minuti, atterro appena oltre il traguardo...e lì mi fermo, il flessore destro diventa di marmo e mi provoca una smorfia di dolore, chissà nelle foto che faccia avrò!
Per qualche minuto rimango fermo, un metro dopo il traguardo, in mezzo ai fotografi che aspettano chi ancora deve arrivare e non si curano più di me.
E io ne approfitto, so che quella pioggia è l'ultima, so che tra poco sarò caldo e asciutto, so che ho appena fatto qualcosa di grande, e so che mi sono divertito, che ricomincerei da capo se solo le gambe me lo permettessero.
Sono di nuovo oltre il traguardo di una maratona, per la quinta volta in 16 mesi.
E sono io che ho fatto questo, io che mi sono alzato alle 5 quando fuori c'erano -15°, che non ho aspettato i bambini nel lettone la domenica mattina, che ho sacrificato ore di sonno, riposo dopo il lavoro, tempo per fare tante cose che mi sarebbe piaciuto fare.
Sono io che l'ho fatto, ma il bello non è tutto qui, non è finito.
Adesso vado a festeggiare con chi sarà contento con me per la mia soddisfazione!